DIVIETO TRIVELLAZIONI ARTICO E ATLANTICO –
In tempi nei quali dalla Casa Bianca potrebbero arrivare cattive notizie sulle nuove politiche ambientali degli Stati Uniti, possiamo iniziare a confortarci con lo schiaffo che il presidente uscente Barack Obama ha dato alla lobby del petrolio poco prima di lasciare il suo ufficio .Non ha avuto il risalto che meritava, almeno in Italia, lo stop «per sempre», dunque definitivo a prescindere dal nome del presidente di turno degli Stati Uniti, delle trivellazioni per gas e petrolio nell’acque dell’Artico. Ovvero nelle regioni artiche del Pacifico e dell’Atlantico settentrionale.
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STOP OBAMA A TRIVELLAZIONI ARTICO E ATLANTICO –
La decisione di Obama, che coinvolge gli stati americani dell’Alaska, della Virginia e del Maine, per una gigantesca superficie di ben 115 milioni di acri (pari a 46,5 milioni di ettari), è dirompente, e non solo per la quantità delle acque e del territorio che vengono protette. Innanzitutto il presidente uscente è stato abilissimo a scegliere un grimaldello giuridico corretto per ottenere un divieto «permanente», che Donald Trump non potrà certo smontare e cancellare in un minuto. Si tratta di una vecchia legge, mai eliminata, che risale al 1953, in base alla quale il presidente degli Stati Uniti di turno ha l’autorità per imporre un simile divieto senza che i suoi successori lo possano eliminare. Solo la Corte Federale, in teoria, potrebbe ribaltare la decisione imposta da Obama, ma i tempi, qualora Trump ci volesse provare, sarebbero molto lunghi, gli esiti incerti e le proteste popolari fortissime e rischiose per un personaggio appena eletto al vertice della Casa Bianca e dopo una campagna elettorale che ha spaccato il Paese.
LE BELLISSIME IMMAGINI DELL’ALASKA:
RISCHI PER L’ECOSISTEMA TRIVELLAZIONI ARTICO –
In secondo luogo, dopo tante delusioni sulle promesse ambientaliste dei suoi due mandati, in gran parte non mantenute, Obama riesce in un colpo solo a dare un segnale che farà storia e non solo cronaca. Un segnale per l’America, e per il mondo intero. E cioè: l’ecosistema a rischio ormai da tempo, va protetto, anche con scelte radicali, e scomode per gli interessi che sono in gioco (si calcola che l’Artico racchiuda il 40 per cento delle riserve di idrocarburi ancora da sfruttare). Non solo. Stoppare le trivelle nell’Artico, significa dare una sponda in più alla ricerca, all’innovazione, e in generale al cambio di paradigma in campo energetico a favore di tutte le soluzioni «pulite» , a partire dalle rinnovabili, rispetto alla più tradizionali fonti energetiche fossili.
Quanto all’ambiente, solo per citare i casi più prossimi al territorio vietato da Obama, l’Artico si sta riscaldando due volte più velocemente del resto del Pianeta, lo scioglimento dei ghiacci sta costringendo gli orsi polari, e non solo loro, a continue migrazioni verso la parte meridionale dell’Artico, mettendo sempre più a rischio la loro sopravvivenza. Lo stesso discorso riguarda le balene e le 20mila specie di animali che vivono in questa zona del Pianeta. Come ha giustamente ricordato Obama, il divieto ha un carattere anche preventivo, in quanto la fragilità dell’ecosistema è arrivata a un punto nel quale un qualsiasi incidente (per esempio quello delle perdite di greggio) rischia di avere degli effetti catastrofici. Si può continuare a ignorare questo pericolo?
STOP ALLE TRIVELLAZIONI IN ARTICO E ATLANTICO –
Infine, Obama ha dato un segnale geopolitico in campo ambientale, e anche questo è un risultato fondamentale, in quanto si tratta di battaglie che non possono essere né combattute né vinte in solitudine. L’ecosistema, la nostra stessa convivenza, si difende sul piano globale, non solo locale. Ecco perché con Obama e con gli Stati Uniti, anche il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha deciso di vietare «per sempre» le trivellazioni nella zona dell’Artico di sua competenza. Che farà a questo, per esempio, la Russia, che ha grandi interessi nel petrolio e un suo specifico spazio nel Mare Artico? Ignorerà Stati Uniti e Canada con grave scandalo nel mondo e continuerà a perforare da sola nel suo territorio? O dovrà adeguarsi alle decisioni dei vicini di casa? Vedremo. Per ora, possiamo solo dire: grazie, Obama.
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