Divorzio: spreco di tempo e di denaro

Dirsi addio di fronte al giudice può costituire un guaio non da poco anche per il portafogli. E le lungaggini della macchina giudiziaria italiana e le anomalie rispetto alla maggior parte dei Paesi esteri in materia di diritto di famiglia, certo non aiutano. L’Istat ci dice che in dieci anni in Italia separazioni e divorzi […]

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Dirsi addio di fronte al giudice può costituire un guaio non da poco anche per il portafogli. E le lungaggini della macchina giudiziaria italiana e le anomalie rispetto alla maggior parte dei Paesi esteri in materia di diritto di famiglia, certo non aiutano. L’Istat ci dice che in dieci anni in Italia separazioni e divorzi sono triplicati, invadendo i tribunali e i relativi addetti ai lavori, che si ritrovano oberati dall’improvviso carico di lavoro.

I COSTI E I TEMPI Così costi e tempi lievitano. In Italia bisogna attendere almeno 4 anni se si procede consensualmente nelle due procedure si separazione e divorzio ed anche fino a 13 anni se la separazione ed il divorzio hanno seguito un iter giudiziario. Spreco di tempo a cui bisogna aggiungere tutte le spese legali: in pochissimi hanno diritto al gratuito patrocinio, per gli altri si può andare da un minimo di 3mila euro ad un esborso anche di 20-30mila euro, nel caso di un rito giudiziale. La pachidermica burocrazia italiana esaspera i tempi: la maggior parte dei paesi esteri infatti non prevede la fase della separazione, che allunga i tempi inutilmente, visto che le statistiche dimostrano che le riconciliazioni in questo lasso di tempo hanno percentuali bassissime. Così il fenomeno del “turismo divorzile” prende quota: negli ultimi 5 anni almeno 8mila coppie italiane hanno divorziato all’estero secondo l’AMI, l’associazione nazionale degli avvocati matrimonialisti. Le mete predilette per accorciare i tempi sono Francia, Inghilterra, Spagna, Romania, dove si ottiene un divorzio in 6 mesi e con spese legali ridotte. I

MATRIMONI MISTI E quando gli ex coniugi hanno passaporti diversi, le cose si complicano ulteriormente. «Tra le coppie miste le separazioni giudiziarie in presenza di minori sono altissime. E la vicenda si complica quando ci si trova davanti a legislazioni non omogenee a quella italiana», spiega Elena Menon, presidente di Milano dell’Ami. I matrimoni misti oggi costituiscono circa il 10,0% del totale dei matrimoni celebrati nel nostro Paese, con una crescita del 114,5% in dieci anni. Allo stesso tempo però hanno preso il largo anche le separazioni di coppie miste: lo stesso Istat sottolinea l’instabilità dei matrimoni fra coniugi di diversa cittadinanza, anche quando i due sono entrambi cittadini europei. Ne sa qualcosa Marinella Colombo, la donna milanese protagonista di una lunga e intricata vicenda giudiziaria, che il 24 aprile è stata condannata dal Tribunale di Milano per sottrazione internazionale di minori, e che oltretutto ora dovrà risarcire la parte civile, il padre tedesco che vive in Germania con i suoi figli, con una provvisionale di 50mila euro.

UN CODICE EUROPEO DELLA FAMIGLIA? «Il tutto si complica perché ci troviamo di fronte ad un’Europa fortemente eterogenea dal punto di vista della giurisdizione nelle cause di separazione e divorzio, nei matrimoni misti e nell’affidamento dei minori», dice l’avvocato Menon. Di tutte queste complicazioni ne parleranno per la prima volta i giuristi europei riuniti a Milano venerdì 11 maggio: nella tavola rotonda tenteranno di gettare le basi per un “Codice europeo della famiglia”. Chissà che un’Europa concorde su un tema così delicato come la giurisdizione della famiglia, sia anche un’Europa più unita e meno sprecona.

Redazione Non Sprecare

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