QUANDO DORMIRE POCO NON FA MALE
Non c’è medico onesto al mondo che non consigli di dormire quanto serve al nostro organismo. Un numero di ore che varia sulla base dell’
età e che mediamente si aggira attorno alle
sette-ore a notte. Cosa che non riusciamo a fare, con alcuni danni che ne derivano. Rispetto ai quali, però, c’è una buona notizia che arriva dal mondo scientifico: alcune persone riescono a essere riposate anche con poche ore di
sonno. A loro ne bastano sei, anche quattro. E ciò perché possiedono dei geni che consentono di rinvigorire il corpo e il cervello anche con una dormita lampo. Ma andiamo con ordine.
Dormire poco e male, non solo non ci permette di ricaricare le energie ma provoca anche danni alla nostra memoria. L’allarme arriva da una ricerca svolta da un team di ricercatori dell’università di Groningen, in Olanda, guidati dal dottor Peter Meerlo.
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CONSEGUENZE DELLA PERDITA DI SONNO
In particolare, secondo gli studiosi, perdere troppe ore di sonno provocherebbe danni alla nostra capacità di apprendimento e alla memoria spaziale nel tempo. La perdita di sonno andrebbe infatti a colpire una zona del cervello denominata “ippocampo”, fondamentale per la memorizzazione di dati spazio-temporali.
Adattare regolarmente i nostri ricordi alle mutevoli condizioni è fondamentale per gestire le variazioni regolari di un ambiente come ad esempio il tragitto da un nuovo posto di lavoro a casa.
Un motivo in più per cercare di condurre una vita il più possibile regolare e destinare al riposo il giusto numero di ore di sonno, un nutrimento importante per il nostro organismo come il bere e il mangiare.
CHE SUCCEDE SE SI DORME TROPPO POCO? qui pallini al posgto di trattini
Se si dorme troppo poco, ci sono alcuni rischi frequenti che sono stati molto approfonditi da diverse ricerche sui temi dell’insonnia. In particolare:
- Cresce l’ormone dello stress e viene a mancare il tempo per recuperare le energie per il giorno dopo
- Aumentano colesterolo “cattivo” e zuccheri, due elementi che non fanno certo bene al nostro organismo
- Si rischiano disturbi sulla concentrazione, sulla memoria e in generale sull’attenzione
- Ci si espone a frequenti crisi di irascibilità, con relativi sbalzi d’umore
- Arriva l’astenia, una forma di stanchezza cronica.
CHE SUCCEDE SE SI DORME SOLO CINQUE ORE A NOTTE?
Le ore di sonno inferiori alla media indicata dai medici, comportano vari squilibri. Che sono stati di volta in volta “pesati” dagli esperti. Per esempio, secondo uno studio dell’Università di Chicago, dormire cinque ore a notte (dunque due-tre ore in meno del necessario) altera i ritmi del battito cardiaco. E questo significa aumentare i rischi delle malattie
cardiovascolari e avere maggiori possibilità di dover fare i conti con problemi di
pressione alta.
IL SONNO PERSO SI RECUPERA?
Il sonno perso si può recuperare, purché si tratti di una circostanza occasionale e non cronica. Facciamo un esempio. Se per alcune sere abbiamo fatto tardi la notte e la mattina ci siamo svegliati presto per andare a lavorare, oppure non siamo riusciti a prendere
sonno, quelle ore perdute le possiamo recuperare nei giorni successivi. E sarà un enorme beneficio per il nostro organismo. Ma se perdiamo ore di sonno in modo continuativo, in quanto soffriamo di
insonnia, allora le ore perse non le potremo recuperare con qualche buona dormita. Bisognerà curare l’insonnia, a partire anche dai
cibi che aiutano a dormire.
INSONNIA GENETICA
L’insonnia può avere una componente genetica, e questa è sempre stata considerata una pessima notizia. Ma dopo la diffusione dei risultati di una ricerca dell’Università di California a San Francisco il rapporto tra l’insonnia e la genetica va rivisto, e non di poco. Dopo dieci anni di studi, i ricercatori americani sono riusciti a classificare il Familial natural short sleep (Fnss), il sonno breve naturale familiare. Chi lo possiede è fresco come una rosa, anche soltanto dopo quattro ore di sonno.
CHI DORME POCO PUO’ ESSERE RIPOSATO?
Se l’insonnia parte dai geni, chi dorme poco non solo può essere riposato rispetto agli altri, in quanto ha bisogno di meno tempo per dare vigore al cervello e al corpo. Ma accumula nel corso della sua vita una maggiore resilienza rispetto alle malattie neurodegenerative, come il Parkinson e l’
Alzheimer.Lo studio dell’Università della California dimostra in modo inequivocabile due cose. La prima: chi ha un sonno breve naturale familiare non ha maggiori rischi di demenza senile. La seconda: la minore durata del sonno, in questo caso, è associata a un effetto protettivo dell’organismo rispetto alle malattie neurodegenerative. Il quadro viene a essere completamente rovesciato rispetto a ciò che sapevamo sui rischi dell’insonnia. e tutto sembra indicare che più della quantità, ai fini della salute, conta la qualità del sonno.
TUTTO QUELLO DOVETE SAPERE PER DORMIRE BENE:
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