DOVE SI BUTTA IL CARTONE DELLA PIZZA
La pizza è un’abitudine alimentare piuttosto radicata nelle consuetudini degli italiani. Una ricerca di mercato ha recentemente rilevato che il 22% della popolazione la consuma almeno una volta a settimana. In estate, la consuetudine continua, complice la bella stagione e la voglia di stare insieme senza doversi per forza cimentare nella preparazione di pranzi e cene. Quando si compra una pizza e la si magia a casa, il problema diventa poi quello dello smaltimento del suo cartone. Dove lo si getta?
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COME SMALTIRE IL CARTONE DELLA PIZZA
Ovviamente, bisogna fare dei dovuti distinguo a seconda che il cartone sia completamente pulito oppure sia sporco di resti di pizza.
- Se il cartone è privo di residui, allora lo si getta nel contenitore della carta e lo si differenzia insieme ad essa.
- Se il cartone è invece sporco di olio o di altri ingredienti, allora si separa il coperchio (che solitamente resta pulito) e lo si getta nella carta; il resto dell’imballaggio lo si differenzia nel bidone dell’umido. Se nel proprio comune di appartenenza non dovesse essere ancora attivo il servizio di raccolta della spazzatura umida, allora il cartone sporco va buttato nell’indifferenziato.
- È sempre auspicabile appiattire bene il cartone, quando lo si getta negli appositi contenitori, per diminuirne visibilmente il volume e favorire il futuro processo di compostaggio.
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COME SMALTIRE I CONTENITORI DEL CIBO A DOMICILIO
- Lo stesso procedimento è previsto per lo smaltimento dei cartoni del cibo a domicilio. Ordinare del cibo che arrivi direttamente a casa è, infatti, un’altra delle recenti abitudini degli italiani, che spesso non hanno tempo sufficiente da dedicare alla preparazione di pranzi e cene. Ovviamente, smaltire i contenitori è la conseguenza diretta di tale consumo. Il cartone pulito va dunque separato da quello sporco. Quest’ultimo va differenziato nell’umido; il primo nel contenitore della carta. Nel caso delle vaschette di plastica, queste vanno, ovviamente, gettate nel contenitore della plastica e dei metalli.
- Accade sempre più spesso, però, grazie ad una maggior attenzione per l’ambiente e l’eco sostenibilità, che le catene di ristorazione che prevedono l’asporto, si affidino a contenitori biodegradabili e compostabili. Il concetto di biodegradabilità si differenzia da quello di compostabilità. Un sacchetto, ad esempio, è biodegradabile quando il materiale si decompone in circa 6 mesi, grazie alla luce solare e agli agenti fisici naturali e diventa un composto più semplice che non inquina; un contenitore è compostabile quando il materiale non solo è biodegradabile ma anche disintegrabile in meno di tre mesi. Questo si trasforma in compost, cioè in concime naturale.
- Dunque, se ci si imbatte in sacchetti o vaschette di plastica biodegradabile e compostabile (le bio plastiche), che riescono a produrre un compost, queste vanno gettate nella raccolta dell’umido domestico. Se fossero gettate nell’indifferenziata non si farebbe altro che sprecare un’importante risorsa. La bio plastica è sempre riconoscibile perché presenta un logo che ne decreta appunto tale caratteristica.
- Molte sono le confezioni biodegradabili che vengono utilizzate per il cibo da asporto, come ad esempio quelle in PLA (polimero derivante dalla lavorazione degli zuccheri del mais, della barbabietola ed altri elementi naturali), bei contenitori che preservano il cibo freddo. Questi sono trasparenti, hanno un tappo a chiusura ermetica e sembrano di plastica; invece si decompongono in poche settimane. Ottime anche le vaschette in cellulosa, biodegradabili, che si possono anche mettere in forno per scaldarne il contenuto: sono una valida alternativa alla plastica. Poi ci sono le carte alimentari, che servono a contenere il cibo da “street food” e che si smaltiscono direttamene nell’umido.
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