Cemento e rifiuti ma anche arte, animali, agroalimentare. L’ecomafia dilaga in gran parte del Paese e penetra in nuovi settori: in venti anni, il fatturato ha raggiunto quasi i 300 miliardi e nel 2011, ha toccato quota 16,6. I numeri, impressionanti, sono contenuti nel rapporto Ecomafia 2012 che Legambiente presenta il 4 luglio a Roma, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, di Carlo De Stefano, Sottosegretario Ministero dell’Interno e di Pietro Grasso, Procuratore nazionale antimafia.
I rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati si sono attestati sulle 346 mila tonnellate, come se 13.848 enormi tir si snodassero in una fila lunga più di 188 chilometri. Aumenta anche il numero dei clan censiti che sfruttano l’affare: sono 296 nel 2011, sei in più rispetto all’anno precedente. Nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cresme nel mercato legale dell’edilizia, spiega Legambiente nel rapporto, l’abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni, con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro.
Nel business dei 16,6 miliardi, c’è anche l’agroalimentare (1,2 mld) e il traffico di animali (3 mld), la gestione dei rifiuti speciali (3,1 mld), l’archeomafia (300 mln), mentre il settore delle opere pubbliche ha garantito introiti illeciti per 6,2 mld, e un miliardo viene dalla gestione dei rifiuti urbani. (AGI)
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.