ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE –
Un gruppo di volontari, tutti studenti, per salvare un gioiello di architettura industriale a Berceto, un piccolo
comune nella provincia di Parma. Ancora una volta l’economia della condivisione mostra la sua forza e le sue potenzialità, anche come supplenza alla mancanza di fondi da parte delle pubbliche amministrazioni.
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LA STORIA DELLA FABBRICA DI BERCETO –
L’ex fabbrica di cemento Marchino, costruita nel 1911 e protetta dalle Belle Arti, era già stata ristrutturata con una spesa di un milione e 50mila euro: 600mila euro stanziati dall’Unione europea tramite la regione, 150mila euro dalla provincia, e la differenza dal comune attraverso un mutuo. Ma non si poteva aprire al pubblico. Mancavano gli ultimi lavori di pulitura e di sistemazione dell’edificio e mancavano innanzitutto i soldi per pagarli. Tutto è rimasto sospeso per ben tre anni fino a quando il professore Francesco Fulvi, che ha diretto il progetto per il restauro, non ha deciso di pubblicare un annuncio sul sito del comune e sui portali delle facoltà di architettura.
GLI STUDENTI SI OFFRONO VOLONTARI PER RESTAURO –
Un annuncio per chiedere aiuto agli studenti, che potevano così sperimentare sul campo le loro conoscenze. In modo del tutto imprevisto si sono presentati a Berceto oltre 100 candidati, provenienti dalle facoltà di architettura di Parma, Bologna, Firenze e Torino.
Un gruppo di loro, circa 70, è stato selezionato e così gli studenti hanno eliminato gli intonaci e i parapetti pericolanti, che rendevano inagibile la struttura, sostituito i mattoni danneggiati, ripulito e risistemato l’area centrale dell’ex fabbrica. Adesso il gioiello non è più morto, ma è tornato disponibile e i cittadini di Berceto hanno riavuto la loro fabbrica.
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