Posidonia: la pianta che pulisce l’acqua di mare

Una sola pianta produce fino a 20 litri di ossigeno al giorno. A terra invece protegge dall’erosione del suolo

posidonia

La prima funzione è quella di produrre ossigeno: ne libera fino a 20 litri al giorno per ogni metro quadrato di prateria. Ma la Posidonia, pianta marina endemica del Mediterraneo, è fondamentale per la conservazione degli ecosistemi nei nostri mari. La Posidonia, nota come Posidonia oceanica, è una pianta acquatica che svolge un ruolo fondamentale negli ecosistemi marini. Si tratta di una pianta a fusto radicante, che cresce fino a 40 metri di profondità, sia sulla roccia, sia sulla sabbia del fondale marino. La Posidonia è diffusa principalmente nel Mar Mediterraneo, dove forma prati sottomarini estesi e ricchi di biodiversità. Questa pianta acquatica ha delle esigenze specifiche per la sua crescita ottimale. Le acque in cui prospera devono essere pulite, poiché è molto sensibile all’inquinamento marino. Inoltre, la temperatura dell’acqua non deve scendere al di sotto dei 9-10 gradi Celsius, affinché cresca adeguatamente.

Cos’è

La Posidonia svolge numerosi ruoli ecologici di grande importanza. Innanzitutto, agisce come un vero e proprio filtro naturale, migliorando la qualità dell’acqua attraverso la sua capacità di assorbire sostanze inquinanti in eccesso. Inoltre, le sue fitte praterie offrono rifugio e protezione a numerose specie marine, fungendo da “nursery” per pesci e invertebrati. Una porzione di un metro quadrato di Posidonia, attraverso il processo di fotosintesi può, altresì, produrre, quotidianamente, 20 litri di ossigeno.

Dove si trova

La presenza della Posidonia sulla spiaggia è un indice di alta qualità ambientale del litorale. Questa pianta marina svolge un ruolo chiave nella protezione e nella conservazione delle spiagge sabbiose. Le foglie e i residui di Posidonia che si accumulano sulla battigia, formano una sorta di barriera naturale contro l’erosione costiera. La struttura fibrosa e resistente della Posidonia trattiene la sabbia, impedendo che sia spazzata via dalle onde e evitando che la costa subisca perdite significative. Questo processo di tenuta della rena, contribuisce alla stabilizzazione delle spiagge, mantenendo intatte le loro caratteristiche naturali. La presenza della Posidonia sulle spiagge ha anche un impatto positivo sulla qualità delle acque marine. Questa pianta, infatti, contribuisce a ridurre l’eutrofizzazione delle acque costiere, cioè l’eccesso di sostanze nutrienti, preservando la salute degli ecosistemi marini e promuovendo la chiarezza delle acque.

Oggi le “banquettes” di Posidonia, cioè gli accumuli che spesso si trovano in spiaggia, sono considerati un ecosistema prioritario dalla Comunità Europea che ha, a tal proposito, emanato la direttiva n° 43/92 che prevede la “conservazione degli habitat naturali e semi-naturali e della flora e della fauna selvatiche”. Questa pianta è considerata una specie protetta, dato che rientra nell’allegato II alla Convenzione di Barcellona del 1995 per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento, ratificata in Italia con la Legge n. 175, in data 27/05/99. La legge, dunque, impone di tutelare la Posidonia e di evitare il suo danneggiamento. Pertanto, è essenziale sensibilizzare le persone sulla sua importanza ecologica e incoraggiare comportamenti rispettosi durante l’utilizzo delle spiagge.

Riproduzione

La riproduzione della Posidonia avviene per via sessuata e asessuata. La riproduzione sessuata si compie grazie alla formazione di fiori ermafroditi, dotati di organi maschili e femminili. I fiori spuntano tra settembre e ottobre. Dai essi nascono i frutti, detti “olive di mare”, che si lasciano trasportare dalla corrente, fino alla rottura del pericarpo, dal quale fuoriesce il seme. La riproduzione asessuata invece, avviene attraverso la stolonizzazione, cioè la moltiplicazione dei rizomi, (i fusti della pianta), di pochi centimetri ogni anno.

La Posidonia cresce nel Mar Mediterraneo. In Italia, la si può trovare lungo le coste delle regioni che si affacciano su questo mare. Esse sono la Liguria, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Puglia, dove è presente principalmente alle Tremiti, la Sicilia, soprattutto nell’Area Marina Protetta delle isole Egadi, e la Sardegna, in modo particolare nell’Arcipelago di La Maddalena.

Perché la Posidonia è in pericolo?

Purtroppo, negli ultimi decenni, la Posidonia ha subito un drastico declino a causa di varie minacce, come l’inquinamento, la pesca non sostenibile e l’ancoraggio indiscriminato delle imbarcazioni. Negli ultimi 15 anni, ad esempio, in Sardegna sono andati perduti circa 20.000 ettari di questa importantissima pianta marina. La sua protezione e conservazione sono quindi di vitale importanza, per preservare gli equilibri degli ecosistemi marini e garantire la salute degli oceani.

Si calcola che negli ultimi 50 anni la superficie del posidonieti sia diminuita del 30 per cento. E adesso l’obiettivo è quello di riforestare gli ambienti marini per popolarli nuovamente con la posidonia.

Ricerche sulla Posidonia

Ci sono attualmente diversi progetti di ricerca che riguardano la Posidonia. Tre di questi sono: il trapianto, condotto dalla Biosurvey, il “priming”, della Stazione Zoologica Anton di Napoli e il filtraggio, condotto dalla University of Barcelona.

Vediamo di che si tratta:

  • Il progetto di trapianto, condotto dalla Biosurvey dell’Università di Palermo, si concentra sul ripristino delle praterie di Posidonia danneggiate o distrutte. Utilizzando tecniche avanzate, come il trapianto di frammenti di Posidonia in aree selezionate, attraverso un sistema di plastiche biodegradabili, gli studiosi cercano di promuovere la crescita e la rigenerazione di nuove praterie. Questo progetto mira a ripristinare l’habitat della Posidonia e a preservare la biodiversità associata ad esso;
  • Il “priming” (o “hardening”), è un approccio di ricerca condotto presso la Stazione Zoologica Anton di Napoli, che riguarda lo studio dei meccanismi di adattamento della Posidonia a condizioni ambientali modificate. Gli scienziati cercano di comprendere come la Posidonia possa essere resa più resistente affinché, poi, porti tale forza nell’ambiente;
  • La University of Barcelona sta conducendo un progetto di ricerca sul filtraggio della Posidonia. Questo studio, si concentra sul ruolo cruciale che la Posidonia svolge nella purificazione dell’acqua marina. Secondo gli scienziati, infatti, la Posidonia, grazie ai suoi agglomerati di fibra naturale, chiamati “uova di feltro”, è capace, addirittura, di filtrare le plastiche disperse in mare, lungo le aree costiere. Ogni chilogrammo di fibra vegetale, sarebbe in grado di intrappolare 1500 detriti di plastica.

Foto di copertina di Frédéric Ducarme – Wikipedia

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