Educazione civica a scuola, gli italiani ne chiedono a gran voce il ritorno. Anche noi abbiamo spinto per raccogliere 80mila firme e presentare una legge di iniziativa popolare

Abbiamo un’ottima tradizione da recuperare in questo settore. L’Educazione civica fu introdotta come materia di insegnamento nel lontano 1958, dall’allora ministro Aldo Moro. Poi è stata biecamente cancellata. E adesso il suo ritorno è indispensabile

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EDUCAZIONE CIVICA A SCUOLA

Anche il nostro sito ha dato il suo contributo alla raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che consenta la reintroduzione dell’Educazione civica a scuola. Sotto la spinta di oltre duemila comuni, governati da amministrazioni di diverso colore politico, di 27 associazioni, dalle Acli a Sant’Egidio, e di tanti illustri testimonial, come Riccardo Muti e Gigi Proietti, siamo arrivati a oltre 80mila firme depositate alla Camera dei deputati. Un risultato importante, grazie a una spinta dal basso, molto efficace, che lascia ben sperare per un cambiamento fondamentale in un nervo scoperto del  settore della formazione (qui la proposta di legge e le indicazioni sui Comuni che hanno aderito all’iniziativa).

La proposta prevede almeno 33 ore per ogni anno scolastico e il riconoscimento dello status di una vera e propria materia autonoma. Non ciò che oggi esiste, ovvero un surrogato facoltativo, fatto di un generico insegnamento di «competenze per la cittadinanza e sulla Costituzione». Oppure un mostriciattolo in termini di chiarezza e di finalità della materia, una sorta di «contenitore ibrido con dentro tutto, dalla disciplina alimentare all’uso delle tecnologie”, come ricorda Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera in un articolo intitolato «Educazione civica a scuola, un ritorno indispensabile».

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LEGGE SULL’EDUCAZIONE CIVICA A SCUOLA

Il percorso di questa battaglia culturale prima che politica, adesso porta però dritti al Parlamento, dove negli ultimi anni sono state presentate una decina di proposte di legge, da partiti di diversa collocazione, per il ripristino dell’Educazione civica a scuola. «Nessuno ormai può ignorare che siamo in presenza di una svolta, dobbiamo tornare a insegnare ai ragazzi, il prima possibile, che cosa significa e quale sia il valore del vivere insieme, della comunità, della collettività» dice Matteo Biffoni, sindaco di Prato e presidente dell’Anci «Non si può costruire una società migliore pensando soltanto all’Io…».  Parole che suonano come musica per le orecchie della comunità di Non sprecare, nata anche attorno all’idea di una nuova «civiltà dello stare insieme», passando appunto dall’Io al Noi. Parole che aspettano solo di avanzare, per esempio con un’approvazione veloce e condivisa della proposta di legge popolare, da parte di tutte le forze politiche alla Camera e al Senato, a favore dell’Educazione civica.

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EDUCAZIONE CIVICA COME MATERIA DI INSEGNAMENTO

L’Italia aveva un’ottima tradizione nel campo di questa materia di insegnamento. Fu introdotta nel lontano 1958 dall’allora ministro dell’Istruzione, Aldo Moro, che affidò l’Educazione civica ai professori di italiano, storia e geografia, sia delle medie che delle superiori, con l’obbligo di fare almeno due ore di lezioni al mese. Poi il vento malandrino e le tossine del י68 hanno fatto sì che, con straordinaria demagogia, l’educazione civica fosse spazzata via, considerata una forma arcaica e reazionaria di educazione. Inoltre un beffardo e provinciale modernismo ha eliminato una materia che oggi (il dato è di una ricerca dell’Eurispes) il 67,8 per cento dei cittadini richiede a gran voce e che finalmente si sta riaffacciando, almeno come intenzioni, nelle aule parlamentari. Con una forte spinta popolare, alimentata da quei sindaci che hanno il polso della vita quotidiana dei cittadini, delle loro esigenze e delle loro reali domande, e non vivono nella bolla del ceto politico nazionale.

EDUCAZIONE CIVICA A SCUOLA: RACCOLTA FIRME

Ma perché il ritorno dell’educazione civica come materia scolastica è così importante? La risposta a questa domanda è nei fatti. Abbiamo un abbassamento davvero preoccupante delle relazioni di base delle nostre comunità, facciamo sempre più fatica a stare insieme, a occuparci del “bene comune”, di ciò che appartiene alla collettività e non solo al sindaco. Basta dare un occhio a ciò che avviene nelle strade, nei marciapiedi, negli spazi verdi, delle nostre città. Degrado, abbandono, mancanza elementare di rispetto delle regole. Spazzatura ovunque, roba ancora gettata dai finestrini delle auto, biciclette prese in affitto e poi scaricate in qualche fiume. L’Educazione civica è una base di conoscenze, non noiose e banali, ma sicuramente di alto valore formativo per il giovane cittadino, che poi dovrà misurarsi con la realtà dei gesti quotidiani, anche i più piccoli, coerenti con quanto appreso a scuola. Piccoli gesti per grandi idee e grandi cambiamenti: un’altra bussola per noi di Non sprecare.

PER SAPERNE DI PIÙ: Per cambiare la nostra qualità della vita bastano davvero piccoli e quotidiani gesti. Qui potete leggere, come in un racconto, quali sono

EDUCAZIONE CIVICA COME MATERIA OBBLIGATORIA

Di educazione, e non solo civica, ne abbiamo bisogno come il pane. Tutti i giorni e a dosi massicce. E suggerisco agli autori della proposta di legge di non stare troppo a giocare con la riffa dei nomi, rincorrendo un presento cambiamento attraverso le sigle. Non c’è bisogno di cambiare nome all’Educazione civica, chiamandola per esempio con un generico educazione alla cittadinanza; non bisogna inventare novità, ma solo lavorare per fare diventare legge una domanda che sale dalla maggioranza degli italiani.  Sarebbe il caso di accorpare le proposte in Parlamento, farne solo una, anche per avere un canale privilegiato per l’approvazione, e riportare così l’Educazione civica nel perimetro della scuola italiana. Da dove è stata stupidamente espulsa.

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