Ogni giorno si spera di essere arrivati all’ultima curva. Ogni giorno ci si augura che il peggio sia alle spalle. Ma intanto il calendario della quarantena, dall’inizio della crisi del coronavirus, non ha fatto altro che allungarsi e gli effetti psicologici di questo cambio così radicale della nostra vita sono tutti in campo. E lo saranno anche quando torneremo ad assaporare il piacere di una vita “normale”. Anche quando potremo tornare a uscire di casa. Gradualmente.
EFFETTI DELLA QUARANTENA
Partiamo da una consapevolezza: la scossa è stata talmente forte che alcuni effetti psicologici resteranno a lungo e non saranno riassorbiti così presto: dunque è bene attivarsi con le contromisure ancora quando si è in quarantena, fino all’ultimo giorno.
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EFFETTI PSICOLOGICI DELLA QUARANTENA
Uno studio del King’s College di Londra, pubblicato sulla rivista Lancet, ha passato al setaccio 3.166 pubblicazioni sulle conseguenze di medio-lungo termine di una serie di epidemie degli ultimi 15 anni, dalla Sars a Ebola, dalla febbre suina alla MERS. I disturbi condivisi in tutti i casi, che durano anche alcuni mesi dopo la quarantena, sono essenzialmente tre: ansia, depressione e irritabilità.
Ovviamente questi effetti psicologici da quarantena arrivano, come un’onda lunga, in seguito a ciò che abbiamo vissuto durante tutto il periodo di auto-isolamento: paura, senso di noia e di coercizione, perdita di abitudini, angoscia e incertezza. Quanto più riusciremo ad attutire l’urto dei danni subiti durante la quarantena, tanto più avremo la possibilità di ridurre al minimo gli effetti psicologici nei mesi successivi.
DISTURBI DELLA QUARANTENA
Da qui le risposte su ciò che possiamo fare. L’incertezza, in casi del genere, è insita nel fenomeno: nessuno potrà eliminarla. Come la paura, della quale non dobbiamo avere paura. Ma questo non giustifica coltivare atteggiamenti ossessivi e condotte fobiche. Per esempio sull’igiene, sulla pulizia e sui contatti umani. E non è che informandoci con il lavaggio del cervello dei programmi televisivi e delle risposte che cerchiamo random sul web le nostre incertezze e le nostre paure evaporino in un colpo solo. A volte più domande facciamo e cerchiamo, e più aumentano i nostri dubbi. Qui serve lucidità fino a un punto di distacco dal “giorno per giorno”, a una presa di distanza dalla valanga di fatti quotidiani. Per concentrarsi su un verbo: fare. Tutto quanto fa parte in qualche modo della nostra vita ordinaria, dal lavoro all’attività fisica. E innanzitutto all’aiuto per gli altri. Il fare è la migliore risposta a qualsiasi danno psicologico della quarantena. E fare significa coltivare antiche e nuove passioni, dalla cucina al bricolage, dal rammendo alla lettura, ma anche prendersi cura di noi stessi e degli altri.
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COME SUPERARE LA QUARANTENA
Poi c’è il tema dei rapporti umani, della solitudine, della fisicità interrotta. La tecnologia, aiuta, certo: basta pensare all’exploit delle videochiamate, delle chat, dei gruppi che si organizzano e si riuniscono attraverso il web. Delle messe andate in onda, per settimane, online. Ma forse anche in questo caso possiamo fare un piccolo passo avanti coltivando, nell’involucro del silenzio e della discrezione, il desiderio. La voglia di ritornare alla fisicità, e quando l’avremo sarà come toccare il cielo con un dito.
Infine, negli effetti psicologici della quarantena non si può escludere l’ansia del dopo, da un punto di vista economico e sociale. Il lavoro, innanzitutto. Attutite il colpo convincendovi che si tratta di un male comune, che ci riguarda tutti, anche se ovviamente in modi e proporzioni diverse. E fatelo non per un motivo consolatorio, ma per il fatto che, confrontandovi con gli altri, avrete anche il supporto e l’aiuto che servono in questi momenti. Sono i frutti migliori della condivisione.
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