A guardarle attentamente, le foto di questo cardinale di cinquantacinque anni raccontano molte storie, O forse, una sola, quella di una vita spesa a rendere migliori le vite degli altri attraverso l’altruismo, l’empatia e la carità. E quel viso sorridente che ci guarda dall’obiettivo, in realtà, nasconde la timidezza di chi, alla luce dei riflettori, seduto in posa ad una scrivania, proprio non ci sa stare.
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ELEMOSINIERE DEL PAPA
Konrad Krajewski, polacco di Lodz, teologo e arcivescovo, sacerdote da quando ha 25 anni, è un uomo così, senza filtri e con lo sguardo sempre sugli ultimi, come racconta chi lo conosce, o chi lo incontra raramente nei corridoi delle stanze del Vaticano. Già, perché Don Corrado, come preferisce farsi chiamare, in ufficio passa pochissimo tempo. Buona parte della sua giornata trascorre in strada, a conoscere le storie di chi ha più bisogno, parlare con i dimenticati, cercare di dare una mano, di risolvere problemi. Ed è proprio per questo che, nel 2013, Papa Bergoglio lo ha voluto con sé come elemosiniere apostolico, speciale incarico conferito personalmente dal Papa che permette di accedere ai fondi ecclesiastici per la carità e la solidarietà. Un ruolo che Krajewski non ha soltanto assunto come una carica e un’onorificenza, ma piuttosto come la pelle che ha scelto di abitare. Come quando, il dodici maggio del 2019, verso le otto di sera, ha deciso di calarsi in un tombino di un palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme posto sotto sfratto, con la luce staccata per una morosità di 300mila euro, ha rotto i sigilli posti dall’azienda che fornisce l’energia elettrica e ha restituito luce, acqua calda e frigoriferi funzionanti a 150 famiglie non abbienti, più di 400 persone. Bambini e neonati compresi.
ELEMOSINIERE DI PAPA FRANCESCO
Un blitz più istintivo che ponderato: appena aveva saputo della situazione di Spin Labs, ex sede Inpdap abbandonata,occupazione a scopo abitativo in piedi dal 2013, si era precipitato sul posto a vedere cosa fare. Il suo passato da apprendista elettricista aveva fatto il resto. Non ha avuto paura nemmeno delle eventuali conseguenze legali: dalle colonne delle interviste ai principali quotidiani italiani aveva dichiarato, tramite la sala stampa vaticana, di essere pronto a pagarne le conseguenze.
«Non l’ho fatto perché sono ubriaco -aveva spiegato – Sono intervenuto personalmente, ieri sera, per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi»Attorno a lui, in quell’occasione, si erano stretti tutti, persino i frati francescani, rompendo il silenzio dal convento di Assisi.
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KONRAD KRAJEWSKI
C’è una sinergia non troppo strana tra Papa Francesco, il papa-comunista, come lo chiamano i suoi detrattori, e questo cardinale ordinato nel 2018, che fu cerimoniere di Papa Giovanni Paolo II: tutti e due vogliono che la chiesa esca fuori dalle sedi e dalle stanze, sia a disposizione degli ultimi e di chi ha bisogno, non solo dal punto vista spirituale. Ecco perché, quando Bergoglio volle Krajewski come elemosiniere pontificio gli consigliò di vendere la scrivania e fare sì che le casse fossero sempre vuote. Donare, era la parola d’ordine. Don Corrado prende questo consiglio alla lettera, al punto che trasforma il suo ufficio in stanza da letto dove dormire perché, nel 2017, lascia il suo appartamento di Borgo Pio a una coppia di rifugiati siriani arrivati in Italia con corridoi umanitari. Clochard, Caritas, associazioni, poveri e bisognosi, migranti. La mano di Konrad è sempre tesa: chi vive sotto i portici di via della Conciliazione, lo sa bene. Il Vaticano, in questi anni, ha messo loro a disposizione visite specialistiche, bagni, docce, barbiere e una lavanderia, e Krajewski in persona, nel corso dell’inverno del 2017, particolarmente rigido, aveva fornito i clochard di sacchi a pelo molto pesanti, e addirittura aveva messo a disposizione e le auto di servizio del Vaticano come rifugio contro il freddo. La carità del “cardinale dei poveri” non si ferma a pochi passi da San Pietro: arriva anche a tantissime famiglie o anziani in stato di indigenza, ai quali vengono pagate le bollette e le spese alimentari, arriva ai terremotati sparsi sulla penisola, che hanno ricevuto visite e sostegno, alle periferie di tutto il paese, ai rifugiati e ai migranti, che aiuta anche a casa loro. Come quando, per esempio, ha lasciato le mura Leonine per arrivare sull’isola greca di Lesbo, facendo visita al campo profughi di Moria per portare di persona 100mila dollari di aiuti. Firmati dal papa dei poveri, portati dal cardinale dei poveri.
(Immagine in evidenza tratta dal magazine Internazionale // Photocredits: Reuters/Contrasto)
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