Elenchi telefonici: perché dobbiamo pagarli?

Un vero abuso che si ripete ogni anno. Venti milioni di italiani, senza volerlo, si ritrovano con l’addebito in bolletta delle Pagine Bianche. Che neanche arrivano

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Anch’io sono entrato nel club delle vittime dell’invio abusivo di elenchi telefonici. Nell’ultima bolletta, infatti, mi sono visto appioppare un costo di 10 euro più Iva per le famose Pagine Bianche, che oggi nessuno neanche guarda. Colpito e affondato.

ELENCHI TELEFONICI

Inutile dirvi che l’elenco telefonico pagato in bolletta non mi è mai arrivato. E mai mi arriverà. Mi sono informato nel palazzo, tra coloro i quali, come me, hanno ancora una linea fissa: nessuno ha ricevuto nulla. E tutti hanno pagato la tassa occulta in bolletta. Dunque, l’idea, messa sul tavolo da qualcuna delle società telefoniche, che gli elenchi vengano rubati da misteriosi ladri di Pagine Bianche è semplicemente ridicola. Una bufala. Una delle tante spiegazioni-specchio sulle quali le società si arrampicano per spiegare il loro abuso.

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PERCHÉ CI MANDANO GLI ELENCHI TELEFONICI?

D’altra parte, gli elenchi telefonici non servono a nulla. Sono soltanto ingombranti. E portano polvere in casa. Chi cerca un numero telefonico non ha bisogno di sfogliare le pagine degli elenchi-fantasma, ma gli basta fare una velocissima ricerca su Internet e in pochi secondi avrà quanto gli serve. E allora perché questa spedizione così insensata? Soldi, e non pochi.

ABBONATI LINEE FISSE IN ITALIA

In Italia vi sono ancora venti milioni di abbonamenti alle linee fisse. Per quanto desuete, insomma, sono pur sempre un bel bacino di consumatori da spremere. E così quegli elenchi telefonici valgono un fatturato netto, senza costi, tra i 40 e i 60 milioni di euro. Una bella torta che gli operatori telefonici, sempre a caccia di nuove entrate, si dividono senza troppa fatica. Colpendo alle spalle gli utenti di queste linee (per esempio le persone anziane) che invece andrebbero incentivate, per migliorare i nostri stili di vita, anche al telefono. La linea fissa, a differenza di un cellulare o di uno smartphone, è ideale per le lunghe conservazioni, e mette al riparo da qualsiasi rischio per la salute quando dobbiamo stare molto tempo al telefono.

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CHE FARE PER NON RICEVERE L’ELENCO TELEFONICO?

È chiaro che le aziende telefoniche, a corto di utili in un settore dove una volta tanto la concorrenza ha dato i suoi frutti in termini di minori costi per i consumatori, ne inventano una al giorno per spremere gli abbonati. Un giorno ti arriva la bolletta a 28 giorni e un altro ti addebitano le Pagine Bianche fantasma. Ma la cosa più singolare è che gli elenchi telefonici sono usciti dai servizi previsti in bolletta già dal 2012, con il solito decreto legislativo che avrebbe dovuto fare chiarezza. A questo punto il povero utente che si pone la domanda Che cosa devo fare per non ricevere l’elenco telefonico? entra in un labirinto.

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AGCOM E ELENCHI TELEFONICI

Una volta ricevuto l’elenco telefonico mai richiesto, l’abbonato, secondo quanto pretende l’Agcom (l’Autorità di vigilanza nel settore delle telecomunicazioni) deve andare sul sito web della compagnia con la quale è abbonato, trovare il modulo per non ricevere, il prossimo anno, l’elenco telefonico, scaricarlo, compilarlo e inviarlo. E per i soldi già versati? E se non riceve risposta? Altra pratica: l’utente deve presentare una richiesta di rimborso e, se non gli arrivano i soldi come nel caso del silenzio tombale di fronte a un’esplicita richiesta di disdetta per l’anno successivo, può presentare reclamo e agire in sede conciliativa. Altre carte, altro tempo sprecato, altri palleggiamenti di pratiche da un ufficio all’altro.

LA BOLLETTA CON L’ELENCO ABUSIVO

Eppure, la soluzione sarebbe semplicissima. E darebbe certezza, senza sforzi inutili, al consumatore, mettendolo al riparo di ritrovarsi con oggetti non richiesti, che tra l’altro paga senza neanche ricevere. Basterebbe invertire il meccanismo. Soltanto se un abbonato è interessato a ricevere l’elenco telefonico dovrà farne richiesta alla compagnia che gestisce la sua linea, per poi riceverlo e pagarlo. In quanto voluto, e non imposto.

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