Caso Embraco, così l’Europa distrugge posti di lavoro e abbassa i salari. Con i nostri soldi

Un esempio paradigmatico di come non funziona l’Unione. Fabbriche trasferite nei paesi dell’Est e lavoratori licenziati. Tutto grazie ai nostri fondi strutturali. Che dovrebbero servire a fare sviluppo…

embraco whirlpool licenziamento lavoratori 2

EMBRACO

Il caso Embraco, con 500 lavoratori che rischiano di essere licenziati in Italia, è paradigmatico di come (non) funziona l’Europa dei cittadini, in questo caso dei lavoratori. E del motivo per il quale esiste un vero rigetto da parte dell’opinione pubblica.

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CASO EMBRACO

Gli azionisti della società (la multinazionale Whirlpool), «gentaglia» secondo la definizione irritata del ministro Carlo Calenda, pensano bene di chiudere lo stabilimento in Italia e di trasferire la produzione in Slovacchia. La stessa cosa che vorrebbero fare i padroni di Honeywell. Come mai la fuga? Non certo per fantomatiche condizioni ambientali, ma solo perché in Slovacchia il lavoro costa meno e le tasse sono più basse. E come mai questo vantaggio per i paesi dell’Est? Per il semplice motivo che il governo di Bratislava utilizza i fondi strutturali dell’Europa, i nostri soldi che dovrebbero servire a creare sviluppo e crescita economica, per fare sconti fiscali e salariali alle aziende. Un caso classico di dumping sociale, a danno di paesi soci dell’alleanza a 28 detta Unione europea. Infine, ma è un particolare non irrilevante, questi paesi dell’Est che fanno concorrenza sleale all’Italia con i soldi dell’Unione europea, sono gli stessi che chiudono le porte agli immigrati e non intendono dare prova di alcuna solidarietà per gestire insieme i flussi degli sbarchi nel Mediterraneo. E sono gli stessi, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania, che vogliono stare in Europa, per attingere a piene mani dai fondi comuni, ma non intendono condividere la moneta unica in quanto sono molto attenti affezionati al vantaggio legato alla svalutazione della loro moneta.

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LICENZIAMENTI EMBRACO

Insomma: abbiamo creato, e finanziato, dei mostri in casa. Sprecando due volte i soldi degli stati: uno per come vengono utilizzati (abbassare i salari e creare paradisi fiscali) e l’altro per l’effetto che producono (la perdita di posti di lavoro dove i salari sono corretti e le tasse nella media). Può mai reggere un’Europa del genere? È un populista chi osa dire che di un’alleanza da Far west non sappiamo che cosa farcene? La storia dell’Europa dell’Est, ormai un’oasi di privilegi all’interno del club dell’Unione, non può reggere a lungo. Già dobbiamo competere con paesi, come Francia, Germania e Spagna, più bravi di noi nelle politiche fiscali e negli incentivi alle imprese che investono, se poi dobbiamo anche fare i conti con paesi che ci fanno concorrenza con salari e tasse basse, finanziati da fondi europei, allora la partita è persa in partenza. E l’Europa diventa una prigione.

(Fonte immagine di copertina: la Repubblica.it)

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