EMISSIONI TRUCCATE VOLKSWAGEN –
Il gigantesco scandalo verde della Volkswagen ci insegna molte cose, e spalanca una finestra sugli imbrogli, nel mondo delle imprese, a proposito del finto ecologismo. Ricapitoliamo. Uno dei più importanti gruppi automobilistici del mondo per anni ha ingannato consumatori, mercato e autorità di garanzia, vendendo automobili con un marchio green che in realtà inquinavano fino a 40 volte i limiti consentiti.
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TRUFFA VOLKSWAGEN –
In un primo momento i dirigenti della multinazionale tedesca hanno tentato di circoscrivere il danno a 500mila vetture vendite sul mercato americano. Altra bugia. In realtà sono in discussione 11 milioni di vetture potenzialmente truccate e vendute in tutto il mondo, anche in Europa e in Italia. Infine, ciliegina sulla torta, spacciando quelle macchine per green l’azienda tedesca ha incassato generosi sussidi (51 milioni di dollari solo nel 2009) dal governo americano e ha così alterato la concorrenza sul mercato. Adesso il gruppo Vw , oltre al danno reputazionale, e al crollo del suo valore, certificato dalla caduta verticale del titolo in Borsa (meno 40 per cento in pochi giorni) rischia anche una multa, solo in America, di 18 miliardi di dollari.
SCANDALO VOLKSWAGEN SULLE EMISSIONI –
E veniamo a ciò che insegna questo scandalo. Prima lezione: gli americani sull’ambiente fanno molto sul serio, e colpiscono chi trucca le carte del green con la stessa severità con la quale stangano gli evasori fiscali. Perché il danno è lo stesso: alla comunità, in questo caso anche colpendo l’ambiente, ed ai singoli cittadini. E la radice è la stessa: la bugia, che per gli anglosassoni resta un peccato mortale. L’Agenzia dell’ambiente americana (Epa), che non è come uno dei tanti inutili e impotenti carrozzoni di casa nostra, non ha mollato per un momento i dirigenti tedeschi, fino a quando li ha inchiodati con le prove dell’imbroglio.
BUFERA EMISSIONI TRUCCATE PER VOLKSWAGEN –
Seconda lezione: in un momento nel quale tutte le aziende industriali hanno fiutato l’affare del green, presentandosi come amiche dell’ambiente anche quando sono il contrario, deve salire la vigilanza dei consumatori e delle autorità di garanzia. Spetta a noi, grazie alle nostre conoscenze, fare il primo passo, senza lasciarci incantare dalla retorica della sostenibilità. Terza lezione: il mito dei tedeschi campioni di ambientalismo e di produzioni verdi, è crollato. Non saranno più loro a dare lezioni al mondo, e questo apre uno spazio all’Italia, dove la green economy è un’eccellenza a tutti i livelli. Vedremo se risulteranno vere le accuse in base alle quali il governo di Berlino sapeva dell’imbroglio e lo copriva: in ogni caso al prossimo vertice sull’Ambiente, in programma a Parigi, la Merkel si presenterà molto indebolita. Quarta lezione: il cambiamento dell’industria dell’auto avrà una scossa da questo scandalo. È chiaro che perderanno quota le auto diesel e aumenteranno le potenzialità delle vetture con tecnologie avanzate, dall’ibrido all’elettrico. Nulla sarà come prima, in termini industriali. Quinta e ultima lezione: con questo scandalo, i signori delle multinazionali dell’auto ci stanno ricordando molto da vicino i banchieri imbroglioni che hanno fatto scoppiare la Grande Crisi. Sono loro tra i registi di un capitalismo truccato e sprecone che il mondo occidentale, se vorrà davvero tornare a crescere, in qualche modo dovrà superare.
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