Energie rinnovabili, il ricercatore che sogna di sfruttare la forza “green” dell’idrogeno

Matteo Cargnello, insieme al suo team, sta sviluppando dei nanomateriali eccezionalmente efficaci per la produzione di idrogeno da elettrolisi dell’acqua. Originario del paese friulano di Pocenia, è uno dei tanti cervelli in fuga che l’Italia si è lasciata scappare

MATTEO CARGNELLO

PRODURRE IDROGENO DALL’ACQUA

 L’idrogeno è una delle fonti energetiche più “green” che esistono in natura. Dal suo sfruttamento, infatti, è possibile ricavare energia elettrica “pulita”, che emette unicamente acqua come sottoprodotto. Proprio questo elemento, secondo Matteo Cargnello, uno dei tanti cervelli italiani che hanno trovato la loro strada all’estero, può essere usato per produrre l’idrogeno in maniera sostenibile. “Immaginate un mondo – spiega Matteo –  in cui le trasformazioni chimiche usate nell’industria per costruire gli oggetti che ci circondano possano avvenire in maniera più semplice e riducendo le emissioni di gas nocivi“. Tutto questo può diventare realtà, attraverso le nanotecnologie, cioè strumenti e tecniche che usano piccolissime entità (le nanostrutture) e le manipolano come tanti mattoncini di Lego. “Mattoncini”, nello specifico eccezionalmente efficaci per la produzione di idrogeno da elettrolisi dell’acqua.

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MATTEO CARGNELLO

Queste sono le parole di Matteo Cargnello, classe 1984, friulano di Pocenia (Udine). La sua visione gli è valsa il premio come miglior tesi di dottorato in chimica inorganica dalla Società Chimica Italiana nel settembre 2012 e nel 2013 il Premio “Debutto nella ricerca” di Eni, riservato a ricercatori under 30 attivi nelle università italiane e reso pubblico il 30 maggio. Il premio gli verrà consegnato direttamente dalle mani dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale. Laurea in chimica e dottorato in nanotecnologie a Trieste con il professor Paolo Fornasiero, friuliano di San Daniele (Udine), è stato ricercatore post-doc a Philadelphia alla University of Pennsylvania, uno dei 10 migliori atenei al mondo, e ora lavora per la Stanford University, in California. I suoi lavori sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche più prestigiose, come ad esempio lo Science e Journal of the American Chemical Society.

PRODURRE IDROGENO DALL'ACQUA

ENERGIE RINNOVABILI

L’idrogeno contiene quasi tre volte il contenuto energetico del gas naturale, e la sua combustione porta semplicemente alla produzione di acqua. Per questa ragione l’uso sostenibile di energie rinnovabili come questa, che ha un impatto atmosferico nullo, risolverebbe tante problematiche moderne, con conseguenze positive sul benessere della popolazione mondiale. Per poterla sfruttare, il giovane ricercatore, insieme al suo gruppo di ricerca, ha cambiato il modo con cui vengono preparati i catalizzatori, grazie a uno studio multidisciplinare che comprende chimica delle nanostrutture, fisica delle superfici e ingegneria dei materiali, che lo ha portato a girare il mondo per conoscere nuove tecniche e strumenti. Così è riuscito così a creare materiali altamente innovativi in grado di facilitare importanti trasformazioni chimiche. Per esempio, materiali contenenti nanotubi di carbonio, particelle di platino e ossido di titanio sono capaci di produrre idrogeno in maniera pulita usando acqua, ma non solo, anche da: luce e composti abbondanti come l’etanolo.

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Una speranza per un mondo che non può più dipendere unicamente dalle fonti fossili. Questa è una storia di successo personale ma anche di insuccesso di una nazione, la nostra. Cargnello infatti ha ricevuto il dottorato per le sue ricerche al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e Farmaceutiche di Trieste. E poi? Ora continua a produrre ricerca e innovazione all’estero, negli Stati Uniti dove, dice, “posso diventare professore e avere il mio gruppo di ricerca già a 28 anni“. Un’appagamento professionale che soffoca anche la voglia di tornare in Italia : “La volontà c’è, ma le opportunità di fare ricerca in maniera indipendente sono minime se non nulle“. Come biasimarlo. Istruiamo i migliori talenti e poi i frutti li raccolgono all’estero. “È come formare uno stagista e poi farlo assumere dalla concorrenza”, ammette Cargnello. Che spreco all’italiana.

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