Scalare l’Epomeo, che con i suoi 789 metri di altezza è il simbolo dell’isola d’Ischia, è un’esperienza unica per diversi aspetti: i paesaggi mozzafiato, un trekking molto salutare, e la scoperta del coniglio selvatico.
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Origini del nome
Ci sono tre versioni sulle origini del nome Monte Epomeo. Secondo la prima, deriva da epopos, che significa “io miro”, “io guardo”. La seconda spiegazione collega il nome Monte Epomeo al greco Epopeus e al latino Epomeus, e si traduce con “guarda intorno”. Infine, la terza versione etimologica porta al nome Epopon, cioè “il monte che sovrasta tutte le sorgenti”. La tre versioni hanno in comune un elemento fondamentale e ancora attuale: l’eccezionale vista garantita dalla camminata attraverso i sentieri di questa spettacolare montagna.
Come si raggiunge
La cima della montagna chiamata <il gigante buono>, visto che l’ultima eruzione risale al 1302, si raggiunge con un’ora abbondante di trekking, partendo dalla piazza di Fontana, una frazione del comune di Serrara Fontana, nell’isola d’Ischia, ma se volete provare un’emozione più intensa, potete scegliere una passeggiata a cavallo , percorrendo l’antica mulattiera.
Cosa vedere
Una volta arrivati in cima, affacciati da una chiesetta scavata nel tufo e dedicata a San Nicola di Bari, potrete ammirare uno dei panorami più spettacolari dell’intera Campania. Dalle varie baie dell’isola d’Ischia, l’orizzonte si allunga verso il Golfo di Napoli, il Vesuvio e l’isola di Capri. E in lontananza, nelle giornate nitide, si intravedono anche le isole pontine.
La camminata verso la cima dell’Epomeo è una continua scoperta di natura incontaminata e di antiche tracce di un’architettura rupestre, fondata sui principi della sostenibilità sia per l’uso dei materiali sia per la perfetta integrazione con il paesaggio circostante. La mulattiera si snoda tra gli alberi del Bosco della Falanga, dove i blocchi di tufo verde si alternano con una vegetazione dominata dai castagni e dalle acacie, e i rifugi scavati nella pietra dai pastori di pecore e caprette che frequentavano la montagna e ancora oggi si possono incrociare durante la passeggiata verso la verso la vetta dell’Epomeo. Le case sono piccole, ma accoglienti e perfette per la loro semplice ma efficace organizzazione: si possono ancora notare i ganci per legare gli animali, la zona del focolare e le piccole nicchie scolpite nella pietra dove si inserivano le candele per illuminare gli ambienti durante le ore notturne. Gli esperti che hanno studiato i rifugi dell’Epomeo sono arrivati alla conclusione che si tratta di case che, nella loro essenzialità, garantivano, grazie a un uso sapiente della pietra tufacea, il massimo dell’efficienza energetica, con il calore necessario nei mesi invernali e la frescura assicurata nel periodo estivo. Quanto alla fauna, l’Epomeo è il regno del coniglio selvatico, da quando i regnanti Borboni venivano qui a cacciarlo, e della beccaccia, la regina dei boschi ischitani. Il coniglio selvatico è più piccolo di quello domestico, e il suo colore prevalente è tra il grigio e il rossastro. Se avete esperienza nell’arrampicata, in prossimità del Bosco della Falanga, soltanto in compagnia di una guida alpina, che potete trovare rivolgendovi all’associazione Ischia verticale, inizierete la vostra scalata sulla cresta dell’Epomeo.
Giardini di Ravino
Dalla cima dell’Epomeo si riparte per raggiungere il comune di Forio, non prima però di una sosta ai Giardini di Ravino. In 6mila metri quadrati di superficie e in un tripudio di colori, potrete ammirare 400 specie di piante vegetali, alcune molto rare. Tra queste cactus, aloe e palme. Mescolate con i classici alberi della macchia mediterranea, dagli agrumi agli olivi, e con le piante aromatiche, dalla lavanda alla menta. E’ difficile trovare un Parco Botanico che in uno spazio così piccolo riesca a raccogliere tanta ricchezza in termini di biodiversità. L’orario migliore per visitare i Giardini di Ravino, nella parte terminale della vostra escursione sull’Epomeo, è il tramonto, quando dai belvedere del Parco resterete folgorati dagli squarci dorati dell’isola d’Ischia.
Il Giardino di Ravino sono il frutto di una collezione, iniziata negli anni Sessanta, dal comandante di marina Giuseppe D’Ambra. Girando per il mondo, specie in Sud America, al rientro a Ischia, dopo ogni viaggio, D’Ambra portava semi e talee che poi piantava nel suo Giardino, sognando di trasformarlo, nel tempo, in un Parco Botanico. Un sogno, che poi, una volta realizzato, è diventato uno dei luoghi magici dell’isola d’Ischia.
Contatti utili
Per il trekking
Per le escursioni a cavallo
Per i Giardini di Ravino
Foto Apertura tratta dalla pagina Facebook Cavallo e uomo, un’anima sola
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