Risparmiateci nomi e cognomi: servirebbe lo spazio di un elenco telefonico. Ma il comportamento degli esperti in materia di coronavirus e pandemia, con qualche rara eccezione, sconfina tra l’irresponsabilità e il cinismo. A partire da quelli che fanno parte del Comitato di consulenza del governo, sembrano tanti galli, pronti a ogni occasione a beccarsi in un pollaio televisivo. O attraverso un’intervista su un giornale.
ESPERTI CORONAVIRUS
Li vediamo dappertutto, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Pronti a dire tutto e il contrario di tutto. A tirare fuori ipotesi che non significano nulla, tipo «il lockdown è possibile ma non probabile». Oppure abilissimi, come i peggiori giocolieri delle parole, a tuffarsi nella celebrità costruita sull’eccesso. Negare la potenza e i rischi del virus. Annunciare la catastrofe in arrivo.
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DIBATTITI TELEVISIVI CORONAVIRUS
In questa cinica prova di narcisistico protagonismo, che la dice lunga sul livello etico nel quale è precipitato anche il mondo della medicina e della scienza, gli esperti tuttologhi sono ben gonfiati dalle vele manovrate dai conduttori televisivi e dai politici. Stessa barca e stessa bussola: il consenso, audience nel caso della tv, voti nel caso della politica. Così due illustri professori che si insultano e minacciano querele sicuramente fanno volare gli ascolti. Meglio ancora se urlano e sono pronti a ripetere il loro numero da circo della vanità passando da un teatrino televisivo all’altro. Tutto fa ascolto.
Ad andarci sotto è il povero telespettatore che, abituato a fidarsi troppo della tv, brancola da un canale all’altro alla ricerca di una parola di verità, di una luce nel buio, di una risposta alle domande che cova nel suo animo. E invece trova i galli della scienza che si beccano e non fanno altro che aumentare la sua ansia e la sua confusione nell’orientarsi nei comportamenti quotidiani.
PROTAGONISMO ESPERTI CORONAVIRUS
Gli esperti hanno imparato benissimo la parte da recitare. Qualcuno passa all’incasso dal primo momento, facendosi pagare profumatamente la propria performance; altri sanno che il vero dividendo da staccare si chiama popolarità. Ieri erano dei signor nessuno, oggi sono fermati per strada e possono firmare autografi. O parcelle. Resta solo una domanda: è possibile mai che nessun conduttore, specie nel perimetro del servizio pubblico, trovi la forza e il rigore per fermare l’infernale spirale degli esperti rissaioli? Sono tutti così schiavi di un mezzo punto di audience in più o in meno?
La sfilata degli scienziati che scatenano le loro risse televisive fa molto comodo anche al nostro ceto politico, formato in genere da nanetti, che così si sottrae a una responsabilità fondamentale in una fase come questa: dire cose chiare, e con una sola voce. Assumendosi la responsabilità delle proprie affermazioni, e non lasciandole alla bocca degli esperti. I consulenti, per definizione, hanno un ruolo molto preciso e circoscritto: esprimere valutazioni da esperti sulla materia e dare poi indicazioni e suggerimenti. Le decisioni ovviamente spettano alla politica, come la comunicazione all’esterno. Per capirci meglio: i membri di un Comitato scientifico che si rispetti, specie su una materia così sensibile e oggetto di variazioni giorno dopo giorno, dovrebbero essere tenuti, tutti, a un religioso silenzio. Questo significa essere professionisti responsabili e non malati di narcisismo. A parlare ci dovrebbero pensare i rappresentanti del governo: ministri e sottosegretari. E invece a questo punto aspettiamoci la fase 2, quando vedremo i loro signori della scienza nei panni dei conduttori e degli autori dei programmi televisivi. A quel punto il capolavoro di questo corto circuito medicina-informazione sarà compiuto fino in fondo.
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