Il 23 ottobre 2020 Fabio Clauser ha compiuto centouno anni, un lungo viaggio tra foreste e boschi. In Italia è un simbolo, il decano della ricerca forestale, padre della riserva naturale di Sasso Fratino, dichiarata nel 2017 patrimonio naturale dell’umanità. La prima riserva italiana integrale, istituita proprio grazie al suo impegno nel 1959, di importanza strategica perché è un rarissimo esempio di ecosistema rimasto pressoché intatto in Europa. E, in effetti, fu proprio camminando tra i faggi secolari che Clauser rimase colpito dalla bellezza selvaggia degli scorci di questa foresta antica rimasta inalterata nei secoli, sviluppando la “pazza idea” di creare una zona a tutela integrale, in un periodo in cui le tematiche ambientali non erano sempre in agenda.
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FABIO CLAUSER
Nato nel 1919 a Malosco, in provincia di Trento, sviluppa la passione per gli alberi e le foreste da ragazzino, passeggiando nel verde dei pascoli insieme ai coetanei che si dedicavano all’allevamento delle mucche. Figlio di un avvocato, dopo aver maturato una specie di “sentimento del bosco”, si iscrive all’Accademia degli Ufficiali della Milizia Forestale, laureandosi appunto in Scienze Forestali. Questo è solo l’inizio di un percorso del tutto lineare e dedito alla causa: riceve un primo incarico a Novara e dopo l’armistizio viene nominato direttore del Parco Nazionale dello Stelvio. Non aderisce alla Repubblica Sociale Italiana, e per questo sarà radiato dai ranghi, venendo riammesso solo a guerra finita. Così come a guerra finita la sua carriera prenderà la piega per cui lo conosciamo ancora oggi: quella del “disobbediente” che grazie alle sue intuizioni ci ha regalato bellezza e natura. Direttore del Parco dello Stelvio, dirigente del Ministero Agricoltura e Foreste e amministratore delle Foreste casentinesi dal 1955 al 1973: è Proprio negli anni Cinquanta che si trova a dover scegliere se applicare alla lettera il piano di gestione forestale che prevedeva il taglio dei boschi proprio sulle pendici di Sasso Fratino, rischiando di perdere faggi secolari addirittura di 4 o 5 secoli, coevi di Cristoforo Colombo e Leonardo da Vinci, oppure no.
IL CENTENARIO CUSTODE DELLE FORESTE
Il gran rifiuto di Clauser diede vita alla riserva integrale, dissuadendo i ciechi amministratori romani dal taglio degli alberi di questa porzione di bosco secolare. La pazza idea era diventata realtà, ricevendo il Diploma del Consiglio d’Europa nel 1985 e comprendendo allora una superficie di 113 ettari, rispetto ai 764 di oggi.
Le idee di Fabio Clauser sono state da sempre innovative e lungimiranti: dagli anni Cinquanta aveva scelto di studiare e applicare il modello europeo di riserva integrale, in un momento nel quale la sensibilità nei confronti dell’ambiente non era particolarmente diffusa. La sua tenacia e la sua convinzione, unite a un’abbondante dose di passione, glihanno però permesso, nei decenni successivi, di riuscire a far arrivare decreti ministeriali ad hoc, tramite i qali i tesori di Sasso Fratino, debitamente conservati e tutelati, hanno acquisito un interesse estetico e paesaggistico internazionale in grado di attrarre studiosi di scienze forestali, botanici e faunisti da tuto il mondo, disposti a fare migliaia di chilometri per visitare gli antichi faggi.
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L’UOMO CHE SUSSURRA AGLI ALBERI
Fabio Clauser, all’interno delle Foreste Casentinesi è entrato da giovane ufficiale e non se ne è più andato, se non per brevi periodi, al punto da farne il suo buen retiro. Oggi, vive con i suoi cani e la moglie, amore di una vita, in località Montalbino, a Pratovecchio, qualche minuto da Arezzo. Quando per tutti la parola ecologia era una parola esotica, lui già aveva elaborato importanti teorie per la conservazione del patrimonio forestale italiano, raccogliendole nei libri che ha pubblicato. L’ultimo, un memoriale, si intitola Romanzo Forestale, ed è il testamento letterario di un uomo che ha sempre amato sussurrare agli alberi, più che alle persone. E che, soprattutto, non ha mai smesso di amarli, e proteggerli, con lo sguardo acuto sul presente, ma rivolto al futuro. In un’ intervista al Corriere Fiorentino, infatti, con una lucidità e una pacatezza disarmanti, aveva detto: ««Secondo me c’è bisogno di una ‘voce’ che si unisca a quella di Greta Thunberg; cioè che dia voce alle generazioni giovani. Una voce che si unisca a quella più antica di don Milani che ai suoi allievi proponeva un imperativo morale che diceva: “I care”. Abbiamo cura del bosco!».
(Immagine in evidenza tratta dal portale Casentino Più // Photocredits: Casentino Più)
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