Click day per le bici, lo spreco di un flop annunciato. Colpa di due ministeri e di Poste

La Pubblica amministrazione italiana, nazionale e locale, ha 100mila siti. Ma quanti funzionano? Così si scoraggia la nuova mobilità sostenibile. E nessuno dei colpevoli ha chiesto scusa

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Forse faremmo meglio a rinunciare al «click day». A dichiarare la nostra inadeguatezza digitale per una procedura che non siamo in grado di reggere e che ogni volta si traduce in un enorme spreco di tempo, di soldi e di credibilità. È andata così anche per il bonus bicicletta, con un film che abbiamo visto in altri casi: un flop, dopo mesi di attesa per ricevere ciò che negli altri paesi del mondo occidentale ti arriva in pochi minuti, e senza strazi, sul tuo conto corrente.

FALLIMENTO DEL CLICK DAY BONUS BICI

La rabbia dei cittadini si è rovesciata su Internet, e se dovessimo andare a vedere da vicino i 100mila siti (uno ogni 600 abitanti) della pubblica amministrazione italiana, nazionale e locale, ci sarebbe da fare una scoperta molto disarmante: in larga parte esistono solo sulla carta. Non funzionano. E allargano il divario tra i cittadini e lo Stato, ai vari livelli, centrale e periferico.

Ma il flop del «click day» per il bonus relativo a bici e monopattini, piatto forte della nuova mobilità sostenibile, ha responsabilità precise, che non possono essere nascoste nella generica palude della nota, inefficiente pubblica amministrazione italiana. In prima fila ci sono il Ministero dell’Ambiente e quello dell’Economia. Nessuno, tra i tanti collaboratori e consulenti del ministro Sergio Costa, ha avuto la grazia di spiegare al responsabile dei dicasteri che il «click day», visti i precedenti, era un azzardo da evitare? Possibile mai che non era possibile alcuna soluzione alternativa alla solita lotteria che scatena la rabbia dei consumatori?

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CLICK DAY: UN’OPPORTUNITÀ SPRECATA

Il ministro Costa, per mettere una pezza al caos digitale che ha travolto un buon provvedimento del governo, ha provato a rassicurare gli utenti, dicendo che «ci sono soldi per tutti». A parte che si tratta di un’affermazione piuttosto azzardata, visto che non sappiamo neanche a quanto si arriverà con le domande e i bonus sono piuttosto generosi, i «soldi per tutti» non devono tradursi in un viaggio da girone dell’inferno dantesco per poterli ricevere.  C’è una forma implicita di vessazione, abbinata al bonus, che andrebbe impedita all’inizio del processo del «click day» e non valutata a posteriori.

Intanto il ministro prima che da noi è stato smentito dai fatti. Dopo la corsa ai bonus, i fondi sono esauriti e la richiesta degli incentivi online è stata sospesa. Fine della lotteria, almeno per il momento. Domani è un altro giorno.

Il secondo ministero al quale bisogna imputare le responsabilità di questo fallimento è l’Economia, dal quale dipende Sogei, la società che ha come mission «contribuire alla modernizzazione del Paese» e, con queste credenziali, gestisce un sito come quello del flop per il bonus bici e monopattini. Se andate a leggere la presentazione di Sogei su Internet, scoprite (della serie “chi si loda s’inbroda…”) con quanta disinvolta sfacciataggine, visti i risultati, l’azienda si autocelebra come «un pilastro dell’innovazione in Italia». Se questi sono i pilastri, siamo già sprofondati.

Al terzo livello di responsabilità ci mettiamo Poste Italiane la società, controllata dalla mano pubblica, che fornisce con l’Agenzia per il digitale (Agid) la nota Spid, la password unica del cittadino. Anche Poste è un’azienda abilissima nel marketing, che paga a caro prezzo con le sue campagne pubblicitarie, ottimi veicoli per avere la benevolenza di giornali e tv. Così anche Poste si presenta come una società in prima fila per la modernizzazione e l’innovazione del Paese, ma se questi sono risultati, allora tanto vale rimpiangere i vecchi sportelli postali senza computer. Almeno quelli non illudevano i consumatori, consapevoli del fatto che andare alle Poste significava sottoporsi a un supplizio.

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FLOP DEL CLICK DAY PER BONUS BICICLETTE

A proposito di consumatori, il flop del «click day», una vera occasione sprecata, colpisce in modo maldestro, e davvero per pura incompetenza e ignavia, uno strumento, il bonus, strategico per indirizzare i cittadini verso una mobilità più sostenibile. C’è poco da fare: gli incentivi finanziari, con denaro contante, sono strumenti essenziali per indurre a usare meno l’auto e scegliere altri mezzi di locomozione. Ma se l’incentivo resta intrappolato in una palude digitale, allora è il consumatore a scoraggiarsi fino a considerare la sostenibilità una scelta di vita troppo complicata per essere accettabile.

Infine, abbiamo citato tre livelli di responsabilità: due ministeri (Ambiente e Economia) e una grande azienda a maggioranza pubblica, quotata in Borsa (Poste Italiane). Stranamente all’interno di questi tre cerchi, nessuno, ma proprio nessuno, ha avuto la sensibilità di dire una parola di scuse ai cittadini italiani che aspettavano un bonus con un click e si sono ritrovati a sbattere contro il muro del caos digitale.

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE IN ITALIA:

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