FAVOLA SULLE CASTAGNE PER BAMBINI
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Ed ecco la sua favola, intitolata “Un Amore di Castagne” (Autore: Luigi Gianola Bazzini)
Durante l’estate passata, quando il caldo tremendo ci faceva appisolare anche al pomeriggio e si stava volentieri all’ombra dei grandi alberi, le Cicale canterine mi hanno raccontato una strana storia che cominciava, tanto per cambiare, in una cascina azzurra che si trova vicino ad un gran bosco di castagni nei pressi del monte Fuso.
Qui viveva una famiglia dal cognome un poco stravagante, I Rubicondi, ed era composta dal papà taglialegna, la mamma venditrice di castagne secche e da tre bambini buffi e paffutelli dai nomi ancor più buffi: Lillo, Lucirilla e Lellino che nella stagione dell’umido Autunno aiutavano la mamma a raccogliere le castagne come facevano i Nonni e prima di loro i bis, i tris e i tantis Nonni di sempre.
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Insomma, dovete sapere che Centodue anni fa, mentre i bambini Rubicondi seccavano le castagne davanti alla grande stufa a legna della cucina, dal mucchio delle castagne sul tavolo di marmo uscirono due vocine sdolcinate e ridacchianti: “ Che caldooo … ma come si sudaaa, sembra di fare la sauna come con le foglie al sole … Io esco dal buco e me ne vado …. ci sei Granduchessa?” diceva una delle voci, e l’altra rispose: “Mi sa che il sole ci voglia lessare? Ma non è possibile ora che siamo in ottobre … allora sarà meglio svolazzare se no tu ti sciogli ed io mi secco come un seme di Zucca, vero Principe Marron Glacé?”
I bambini Rubicondi, a bocca aperta (anche se piena di buon castagnaccio portato dalla nonna), videro un vermetto marroncino con un cappello giallo a tre punte, uscire dal mucchio di castagne seguito da una farfallina dello stesso colore con le ali argentate e le antennine dorate.
I due strani personaggi parlanti prima si inchinarono, poi si rivolsero ai bambini con queste parole: “Siamo due spiriti dolci del Regno di Castania Marronia ed ecco a voi la Granduchessa Caldarrosta” disse il piccolo baco, “E io vi presento il Principe Marron Glacé che striscia tra i ricci e parla per tre!” Disse la piccola farfalla luccicante ai tre bimbi le cui guanciotte erano diventate ancora più rosse e le cui bocche erano oramai spalancate come il forno della mamma. Il più grande, Lillo, trovò alla fine il coraggio di chiedere: “Cosa volete fare? Come mai siete venuti proprio da noi?”.
A questa domanda rispose la bella farfallina Caldarrosta: “Sappiamo che in questa casa la Castagna è regina e allora noi vi chiediamo di darci le due ricette più golose della vostra famiglia Rubiconda; quella del castagnaccio di Nonna Rossina e quella della marmellata di marroni e vaniglia di Mamma Porporella… e prima che ci chiediate il perché vi diciamo che ci servono per portare un po’ di felicità e di cibo nutriente ai bambini poveri di tante parti del mondo… capito?”.
E così dicendo lei ed il Principe Marron Glacé iniziarono una danza così arruffata e sgambettante da fare scoppiare i tre bimbi in una gran risata da lacrime agli occhi. Subito dopo Lucirilla corse nella credenza del corridoio dove in un cassetto si trovava il quaderno con le ricette di mamma e nonna insieme, quindi tornò in cucina con una corsa a balzelloni; qui si fermò con il quaderno aperto davanti ai due nobili folletti caldarrostai che, roba da non credere, lessero in un istante le ricette dei dolci richiesti, poi come in un gioco di prestigio tirarono fuori due belle foglie di castagno su cui Caldarrosta scrisse le ricette usando le sue antenne d’oro.
Dopo aver salutato i bambini Rubicondi ed aver regalato loro un libriccino con la storia del loro regno ed un desiderio da esaudire… ricordatelo bene…, se ne andarono in volo verso la vicina terra di Garfagnana, dove volevano iniziare il loro lavoro di Reali Portatori di Cibaria Calorica al maggior numero possibile di persone nel mondo che potevano raggiungere.
Così, volando Lei o facendosi portare dal Vento Maestrale, su una foglia volante Lui, si ritrovarono in una radura vicino ad un bosco di faggi e castagni, dove, vicino ad una catapecchia cadente, un bambino con i capelli biondi spettinati e magro come un fungo chiodino, scavava una piccola buca vicino ad un campetto. Lì c’erano alcuni miseri ortaggi ed uno spaventapasseri ancora più misero, tanto che aveva il cappello sfondato in cui aveva fatto il nido una coppia di passeri di montagna.
Caldarrosta e Marron Glacé si guardarono teneramente e capirono con le loro antenne magiche che il bambino chiamato Volariccio stava seminando qualche fagiolo per offrire al Nonno chiamato Ruga Pompilio, del cibo nutriente e ricco di vitamine e proteine; il nonno passava il suo tempo ad intrecciare cesti da vendere, fatti con i rampicanti secchi… sai che ricchezza… e guardava il nipote lavorare con sguardo dolce e un po’ triste.
Dopo aver visto queste cose si lanciarono abbracciati in volo verso il piccolo orto; e così, all’improvviso, i due spiritelli sparirono in una nuvoletta rosa e poi, da questa cadde una bella castagna lucida e rotonda che s’infilò proprio in uno dei buchi fatti da Volariccio.
Volete sapere cosa accadde? Ve lo dice il bimbo Volariccio che ora è diventato un nonno con i lunghi capelli bianchi e con un naso rossiccio dalla strana forma di castagna secca, che dalla sua sedia a dondolo ci narra così: “Care Bambine e Cari Bambini, dopo una notte di pioggia, la mattina seguente all’arrivo della castagna volante nel nostro orto, Nonno Ruga Pompilio ed io vedemmo nascere e crescere il più bello e il più grande Castagno del Mondo, anzi, dell’Universo… e sotto su una foglia grande e a righe come il foglio di un quaderno, c’erano scritte queste parole:
Tanti semi di valore cresceranno in questa pianta a tutte le ore, e se voi saprete usarli con giustizia e con saggezza i suoi rami giungeranno a grande altezza, e frutti belli,tondi e di squisito sapore porteranno per il mondo le ricette dell’amore.
Il vecchio Volariccio, una volta bambino buono e con gli occhi sempre aperti al mondo vero, continua: “Spuntarono grandi ricci d’oro e dentro a questi c’erano o squisita farina di castagne o marmellata di marroni e vaniglia da leccarsi i baffi e per chi non ce li aveva anche il naso…”.
Nonno Ruga ed io iniziammo a vendere i primi ricci in mercati diversi e con i soldi ricavati, io ce la cavai a costruire una casetta nuova per il Nonno e per me; qualche giorno dopo, portammo quello che avanzò all’ospizio dei Vecchini sdentati che finalmente poterono mangiare marmellata e castagnaccio da vera favola!”.
Volariccio fa un pausa e si pulisce gli occhiali color castagna che porta in fondo al naso e alza gli occhi color azzurro come quello di un mare lontano verso di noi e conclude la sua fantastica storia che ha ancora il profumo di un’estate finita ed il suono di Cicale che volano via lontano, lontano: “Da quel giorno e per ogni giorno d’Autunno dieci ricci volarono via con il Vento dei sospiri e vennero portate in Ungheria, Romania, Croazia, e poi in Bosnia e Kosovo e Serbia, Palestina, Israele, Ucraina e Russia e così via e ancor più lontano oltre gli oceani in Africa, in Brasile, in Tibet e in Cina, e perfino in Argentina… E là, come in molti altri paesi, nacquero tanti Castagni dai ricci d’oro soprattutto in quei villaggi dove c’erano bambini dai piedi freddi e scalzi, papà e mamme con le piaghe nelle mani e nonni senza denti e senza fiabe per la sera… e grazie a quei frutti dell’amore, arrivarono un po’ di salute, pizzichi di gioia e speranza per un mondo migliore, per merito di un vermetto e di una farfallina innamorati”.
Il desiderio dei bimbi Rubicondi si era finalmente avverato!
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