Soltanto a Roma, la città della Dolce Vita e della Grande Bellezza, si può pensare che da 19 anni, ovvero da quando è nata la Festa del Cinema di Roma, ogni volta che la manifestazione chiude i battenti, circola la stessa domanda, sottovoce perché troppo scomoda: A cosa serve? E ancora: Ha un senso?
I dubbi su un piccolo e grande spreco, con il timbro del più smaccato provincialismo culturale, nascono già dalla genesi di questo capolavoro dell’Inutile. Un’idea partorita nella mente di qualche amministratore locale con velleità intellettuali e artistiche, e con una grande confusione nella testa dove non si distingue il ruolo di sindaco da quello di un organizzatore di eventi. Dopo 19 anni la Festa del Cinema di Roma continua a perdere soldi, senza alcun motivo logico, e senza che nessuno abbia il coraggio di assumersi la responsabilità di chiudere il mini-baraccone della Festa de’ noantri.
Il budget è attorno a 8,5 milioni di euro. Ci sono i soliti sponsor del “sistema Roma”, quelli che non possono dire di no quando bisogna mettere mano al portafoglio, come le Ferrovie e la società Aeroporti di Roma. E quelli che, un passetto alla volta, provano a sfilarsi e a ridurre i danni, come BNL, ormai controllata interamente dai francesi di Paribas. Ma la maggior parte dei fondi della Festa del Cinema di Roma sono pubblici: Ministero, Regione, Comune, Camera di commercio.
Senza un’identità, un profilo e una funzione, la Festa del Cinema di Roma si risolve in una sfilata narcisista di personaggi del settore, con risultati di fatto inesistenti. Il neopresidente della Fondazione che controlla la manifestazione, Salvo Nastasi, con una buona dose di auto-compiacimento tipicamente romano, esulta per le oltre 100 mila presenze. Peccato che 20 mila siano biglietti gratuiti (Roma è sempre la capitale del “Francia e Spagna purché se magna”), e 5mila accrediti. Inoltre: perché mai la gente non dovrebbe partecipare a una fiera di paese allegra ed economica? Altro argomento da auto-compiacimento: ci sono i divi di Hollywood. Peccato che quelli non mancano mai: offrite a una star americana un biglietto aereo in top class, anche per la sua famiglia al seguito, e qualche notte in un albergo a cinque stelle sul suolo italiano, e state tranquilli che non vi dirà mai “no, grazie”. Le vacanze romane sono sempre graditissime allo star system hollywoodiano.
Infine, la Festa del Cinema di Roma andrebbe chiusa, e ripensata completamente con qualcosa di utile rispetto alla filiera produttiva del cinema e della fiction, per un motivo fondamentale: non siamo un Paese che può consentirsi due Festival del Cinema, Venezia e Roma, a distanza di poche settimane. È una concorrenza stupida e autolesionista, e Venezia ha una storia e un marchio che nessuno potrà mai superare a livello nazionale. D’altra parte, in nessuna parte del mondo, a partire dalla Francia, dove l’industria cinematografia è ben protetta e finanziata, qualcuno si sogna di fare due Festival concorrenti all’interno dello stesso perimetro geografico. E sulle macerie di questa sciagurata manifestazione, nata male e cresciuta ancora peggio, che purtroppo continuerà a sopravvivere a sè stessa, si sviluppa solo la pianta dei piccoli giochi di potere da palazzi romani per distribuire qualche poltrona nell’universo del settore culturale. Ma questo con il cinema, con i suoi protagonisti e con il suo pubblico, non ha nulla a che vedere.
I soldi della Festa del cinema di Roma, invece di sprecarli con una sagra paesana, potrebbero essere utilizzati a sostegno di due segmenti della filiera cinema-fiction: gli autori giovani, e i cinema, che chiudono a vista d’occhio, lasciando interi quartieri della capitale senza schermi per il pubblico. E invece i cinema potrebbero essere sovvenzionati e sostenuti, come avviene a Parigi, dove non a caso non si sprecano soldi con festival inutili, ma intanto si aprono nuove sale cinematografiche.
Fonte immagine di copertina: Fondazione Cinema per Roma/Press kit
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