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FESTIVAL CARNE DI CANE CINA
Ogni anno a partire dal 21 giugno, a Yulin, in Cina, per dieci giorni consecutivi si consuma l’orrore del Festival della carne di cane: una strage di oltre 10 mila animali, uccisi brutalmente e poi mangiati. Una mattanza volutamente tremenda: vi è l’assurda convinzione che terrorizzare i cani prima di ucciderli renda la loro carne più gustosa, tenera e dolce.
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FESTIVAL YULIN CINA
Uno spettacolo di disumanità e inciviltà quello che ogni anno si ripete in Cina, nonostante l’indignazione mondiale, le proteste e le tantissime petizioni che chiedono di bloccare questa strage terribile.
LA STRAGE DI CANI DURANTE IL FESTIVAL DI YULIN
La maggior parte dei cani venduti durante il Festival proviene dal mercato nero. Un numero enorme di cani catturati e uccisi sono infatti animali domestici rubati alle loro famiglie. Durante i lunghi viaggi vengono trasportati ammassati uno sull’altro in condizioni tremende, senza acqua né cibo. Tra i cani uccisi e venduti vi sono quindi anche quelli malati o avvelenati: questo mette in risalto anche un problema sanitario che dovrebbe contribuire a porre fine a questo festival terribile e proibire per legge il consumo di carne di cane. Come ha rilevato il ministero della sanità cinese, ogni anno nel Paese, muoiono circa 2-3mila persone a causa del virus della rabbia.
CINESI FAVOREVOLI ALLA STRAGE DEI CANI
Le proteste contro la strage di cani che si consuma in Cina, ogni anno come se fossimo ancora nel Medioevo, non hanno alcun riscontro nel Paese dove anzi questa tradizione è molto consolidata e amata dai cittadini. Soltanto un cinese su cinque è contro il massacro, e il 24 per cento delle famiglie mangia carne di cane o di gatto almeno una volta alla settimana. I dati arrivano da un sondaggio commissionato dall’associazione Humane Society International (HSI), che da anni si batte contro questi riti e contro il commercio illegale di animali così diffuso in diversi paesi dell’Asia, a partire ovviamente dalla Cina.
COME FERMARE IL FESTIVAL DELLA CARNE DI CANE
Di fronte a questi dati così sconfortanti, non resta che affidarsi alla capacità di rafforzare ovunque, negli organismi internazionali, nelle opinioni pubbliche occidentali e nelle aree del dissenso in Cina, la battaglia contro il Festival della carne di cane. In prima fila, in questa lotta con Action Progect Animal c’è anche l’italiano Davide Acito. La tradizione ultracentenaria del consumo di carne in Cina va archiviata senza se e senza ma: la cultura, infatti, non è mai un buon motivo per giustificare così tanta crudeltà e orrore.
Credits immagine di copertina: Paul Vasarhelyi – Shutterstock
Fonte immagini inserite nel testo: Getty Images
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