Le più belle filastrocche d’autunno

Da Ada Negri a Garcia Lorca. Da Gianni Rodari a Giuseppe Ungaretti. L’autunno è una stagione molto usata per scrivere filastrocche

Le foglie, gli alberi, la pioggia. Il velo della malinconia, ma anche la gioia di colori che non vi vedranno più nel corso dell’anno. L’autunno è una stagione molto amata per gli autori, compresi grandi poeti e scrittori, delle filastrocche. 

Autunno

Il fieno è falciato
il cacciatore ha sparato,
l’autunno è inaugurato:
Il grillo si è murato
nella tomba in mezzo al prato.

                     (Gianni Rodari)

Bosco d’autunno

Ha messo chiome il bosco d’autunno

Vi dominano buio, sogno e quiete.

Né scoiattoli, né civette o picchi

Lo destano dal sogno.

E il sole pei sentieri dell’autunno

Entrando dentro quando cala il giorno

Si guarda intorno bieco con timore

Cercando in esso trappole nascoste

                                   (Boris Pasternak)

Foglie gialle

Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle
come farfalle
spensierate?

Venite da lontano o da vicino
da un bosco o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso che vi porta via?

                       (Trilussa) 

Già la pioggia è con noi

Già la pioggia è con noi,

scuote l’aria silenziosa.

Le rondini sfiorano le acque spente,

presso i laghetti lombardi,

volano come gabbiani sui piccoli pesci;

il fieno odora oltre i recinti degli orti.

Ancora un anno è bruciato,

senza un lamento, senza un grido

levato a vincere d’improvviso un giorno. 

                                  (Salvatore Quasimodo) 

Il vento

Sentila soffia,
sentila sbuffa:
dolce ti graffia,
un’aria buffa.
Senti che voce,
senti che fiato,
vento veloce,
vento fatato.
Senti carezza,
senti spintone,
aria di brezza,
vento burlone.

         (Roberto Piumini)

Mattino d’autunno

Che dolcezza infantile

nella mattinata tranquilla!

C’è il sole tra le foglie gialle

e i ragni tendono fra i rami

le loro strade di seta.

                     (Federico Garcia Lorca)

Ottobre

Un tempo, era d’estate,

era a quel fuoco, a quegli odori,

che si destava la mia fantasia.

Inclino adesso all’autunno

dal colore che inebria;

amo la stanca stagione

che ha già vendemmiato.

Niente più mi somiglia,

nulla più mi consola,

di quest’aria che odora

di mostro e di vino

di questo vecchio sole ottobrino

che splende nelle vigne saccheggiate.

                                   (Vincenzo Cardarelli)

Pensiero d’autunno

Fammi uguale, Signore, a quelle foglie

moribonde che vedo oggi nel sole

tremar dell’olmo sul più alto ramo.

Tremano sì, ma non di pena: è tanto

 Limpido il sole e dolce il distaccarsi

Dal ramo, per congiungersi sulla terra.

S’accendono alla luce ultima, cuori

Pronti all’offerta: e l’angoscia, per esse,

ha la clemenza d’una mite aurora.

Fa’ ch’io mi stacchi dal più alto ramo

di mia vita, così, senza lamento,

penetrata di Te come del sole.

                            (Ada Negri) 

San Martino

La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

                       (Giosuè Carducci) 

Soldati

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.

                     (Giuseppe Ungaretti)

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