Una pioggia di denaro, e il rischio di sprecarli. Stanno arrivando tanti soldi ai borghi (all’interno dei finanziamenti del PNRR destinati alla Cultura) ma con procedure molto discutibili e opache. Partiamo da una premessa: sui borghi bisogna investire, pensare in grande e non limitarsi a sporadiche iniziative come le case a 1 euro.
Indice degli argomenti
FINANZIAMENTI AI BORGHI
Qui non si tratta di catturare qualche turista straniero che abbia voglia di venire a svernare nella Bella Italia. Oppure di dare la possibilità a un ricco pensionato di farsi la casa per le vacanze in un paesino dell’Appennino o delle colline siciliane. I borghi, e ne abbiamo parlato sul nostro sito, devono diventare un’occasione da cogliere da sistema Paese. Sono un patrimonio unico che abbiamo, rispetto a qualsiasi altro paese al mondo. E non soltanto per i beni culturali, ma anche per una serie di fattori ambientali, geografici e storici.
SOLDI AI BORGHI
Dare soldi ai borghi, dunque, significa avere due obiettivi.
- Spostare un pezzo di popolazione, specie quella più giovane, dalle aree urbane ai piccoli centri. Evitando così un’eccessiva concentrazione abitativa nelle grandi città e sfruttando meglio luoghi che negli ultimi anni hanno visto un vero e proprio fenomeno di spopolamento.
- Dare una possibilità di alloggi e di lavoro a chi è disponibile, anche in questo caso si punta innanzitutto sui giovani, a trasferirsi in un borgo dove tra l’altro è garantita un’alta qualità della vita.
BANDO BORGHI
Il ragionamento è molto semplice. Costruire un progetto di vita, attorno a un lavoro ed a un’abitazione, in una grande città , come Roma, Milano o Napoli, oggi è un’impresa per le nuove generazioni. Gli stipendi sono troppo bassi rispetto al costo della vita e degli affitti. Per non parlare dei prezzi delle case: proibitivi. Allo stesso tempo abbiamo una rete di migliaia di borghi, in tutte le regioni italiane, dove il costo della vita e quello delle case sono ancora accessibili. E anzi, dove si è verificato un fenomeno di emigrazione e di abbandono, che ha portato allo spreco assoluto di questi luoghi. Un piano borghi, da sistema Paese, come vedete, riguarda le case, il lavoro e in generale le prospettive di quei giovani sui quali in tanti si riempiono la bocca senza poi muovere un dito. E un piano di questo genere, con il relativo bando, ha bisogno di molti soldi, molte competenze e anche una chiara differenza di ruoli tra il centro (il governo) e la periferia (le amministrazioni locali).
BORGHI E CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO
Invece il governo è stato capace, disponendo dell’enorme somma di circa 1 miliardo di euro, di scatenare le giuste proteste degli stessi sindaci dei borghi, del Touring Club (una sorta di ente protettore e promotore di questi luoghi ) delle comunità montane, di Legambiente e di altre associazioni ambientaliste. Il motivo? Il meccanismo di assegnazione dei fondi è ad altissimo rischio di sprechi di denaro, poco efficiente e poco trasparente. Si rischia davvero di buttare tanti soldi nel cestino. I contributi a fondo perduto, ricordiamolo, sono spalmati in tre fasce di interventi. Con la prima si assegnano 420 milioni di euro a un borgo per ogni regione per fare in modo che possa fare «un intervento esemplare sul suo territorio». Con la seconda linea ci sono altri 380 milioni di euro per interventi legati alle attività culturali di 380 borghi. E con la terza linea ci sono 200 milioni di euro da dividere tra 1.800 imprese.
BORGI E MINISTERO DELLA CULTURA
Chi gestisce la cassa? Il ministero della Cultura. E già questa è una decisione piuttosto discutibile, in quanto se il piano borghi ha come obiettivi occupazione e case, forse era il caso di investire della gestione dei fondi anche altri ministeri. Chi seleziona i borghi che vincono la lotteria dei finanziamenti? Le regioni. Ovvero i principali covi del clientelismo localistico: e lo fanno senza lo straccio di un bando pubblico ma solo attraverso decisioni arbitrarie e prive di qualsiasi controllo. Così, solo per fare un esempio, in Piemonte hanno pensato bene di scegliere come luogo dell’unico finanziamento il comune di Stupinigi. Commettendo un doppio errore e un doppio spreco: Stupinigi non è un borgo nel senso che il piano sta dando a questo termine e non ha bisogno di finanziamenti, in quanto è arricchito dalla presenza della Reggia che muove un’intera economia, né tantomeno può diventare la calamita di nuovo lavoro e case per le giovani famiglie.
BORGHI E PNRR CULTURA
Con l’enorme quantità di soldi che arrivano attraverso il PNRR Cultura si rischia di avere due effetti distorsivi sui borghi. O si snatura il luogo, avvicinandolo alla dimensione urbana. Oppure i tanti soldi, non sapendo come spenderli, vengono semplicemente sprecati in mille rivoli e in qualche imbroglio. Un film che abbiamo già visto tante volte in Italia quando c’è stata la possibilità di drenare risorse dalla greppia della spesa pubblica. Immaginate che cosa possono significare 20 milioni di euro per un comune con qualche centinaia di residenti che sono rimasti sul luogo a vivere. Almeno dieci volte il valore dell’itero bilancio. E senza un piano, che non sia un generico elenco di “obiettivi culturali”, e senza le risorse umane necessarie per realizzarlo, come volete che si eviti lo spreco di questo denaro?
BORGHI E SPRECHI
Per evitare questi sprechi ormai all’orizzonte, bisognava tracciare un percorso alla luce del sole e non con metodi da camarille ministeriali e potentati locali. Tra tante inutili chiamate alle armi di esperti e scienziati sul futuro del Paese, avremmo dovuto pensare a una grande Conferenza nazionale sui borghi per mettere a fuoco idee e format utili per tutti. Per citare le parole di Renzo Piano, a proposito delle periferie urbane, i borghi, se vogliamo renderli utili agli obiettivi che ho citato senza snaturarli, hanno bisogno di interventi di rammendo, e non di una pioggia di soldi da sprecare. Interventi che durino nel tempo per fare in modo che attorno a questi luoghi maturino un vero Piano casa e un vero Piano lavoro.
COME PRESERVARE I PICCOLI BORGHI:
- Salvare i borghi, dopo la legge servono i soldi dei privati. Si facciano avanti, e non solo a parole…
- Un progetto fotografico itinerante per salvare i borghi dell’entroterra sardo (Foto)
- Piccoli borghi, la lezione cilena (foto). Li salvano vecchi artigiani e giovani imprenditori
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