Matrimoni, battesimi, prime comunioni. Ma anche convention aziendali e feste di laurea. Sono tutti appuntamenti con lo spreco alimentare: quasi un terzo del cibo offerto ai partecipanti di questi eventi finisce puntualmente nella spazzatura. E contribuisce a piazzare l’Italia in 13esima posizione nella classifica europea dello spreco di cibo, secondo i dati del Food Sustainability Index, con 65 chilogrammi di cibo sperperato pro capite ogni anno.
Su questo focus, il contrasto allo spreco offerto nel corso di eventi, si concentra il progetto Foodbusters (letteralmente: Acchiappacibo), associazione onlus per il recupero del cibo con sede ad Ancona, una delle prime esperienze in Italia a trasformarsi in realtà organizzata e capillarmente attiva su tutto il territorio della regione. Un gruppo di donne e uomini che si dedica in prima persona al valore del recupero e del non spreco, portando avanti una lotta quotidiana per salvare e recuperare le eccedenze alimentari. Creando intorno al cibo non solo un indotto di solidarietà, ma un vero e proprio circolo virtuoso: ciò che può sembrare un rifiuto, l’alimento da gettare o invenduto, può diventare una risorsa che sfama, un’occasione di socialità e una forte impronta etica.
Il progetto nasce ad Ancona nel 2016, dall’idea di Diego Ciarloni e sua moglie Simona Paolella, i quali, insieme ad un amico, Marcello Santalucia, decidono di dichiarare guerra allo spreco di cibo. Dei supereroi del recupero di cibo, le cui missioni si orientano soprattutto al cibo che viene buttato durante gli eventi: dai matrimoni ai meeting aziendali, dai compleanni alle feste di laurea. Panini, sandwich, tramezzini, pizzette, cibo caldo e pronto, un peccato lasciarlo finire nella pattumiera. E, in effetti, le cifre dello spreco di cibo destinato ai rinfreschi e ai momenti conviviali sono da capogiro: chili e chili di pietanze che, se messe tutte insieme, permetterebbero di sfamare 18milioni di persone.
Nascono i Foodbusters, gli acchiappacibo, giocando in modo divertente sul celebre film degli Acchiappafantasmi. Ad essere accalappiati, però, non sono ectoplasmi, ma 1822 pasti, che vengono salvati dal bidone dell’umido e trasportati, con le opportune regole igenico sanitarie, ad enti caritatevoli, case famiglia e 32 mense sociali, nel giro di poche ore.
Il cibo che viene recuperato dagli acchiappacibo proviene da tre filiere diverse: ristoranti, hotel e supermercati, più tutti gli eventi privati che possono ottenere una collaborazione con Foodbusters per il recupero del cibo non utilizzato, diventando un evento equo-solidale a prova di spreco. Un famoso portale che si occupa di organizzazione di matrimoni e cerimonie li ha addirittura segnalati come partner del recupero, per dare la possibilità a chiunque lo desideri di ottenere il loro servizio anti-spreco.
Punto di forza dei Foodbusters è l’organizzazione: precisa, puntuale e capillare. Ogni evento a cui partecipano da salvacibo, infatti, viene tracciato on line in tempo reale, dal momento dal recupero degli alimenti fino alla consegna del cibo all’ente di solidarietà più vicino o appositamente indicato.
(Immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook di Foodbusters Onlus)
Leggi anche:
- Bari social food: persone down si occupano del recupero del cibo
- Il cibo che serve: il progetto Acli di Roma con il recupero di 200mila chili di prodotti
- Mensa don Gualtiero: ai poveri il cibo di chef stellati
- Cibo invenduto: a Milano lo recuperano i volontari, negozio per negozio
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.