FORESTA SULCIS –
Una foresta preistorica, una rarità assoluta, che dovrebbe essere tutelata, protetta e semmai valorizzata per portare turismo, rischia di scomparire. Per dare lavoro stagionale a qualche giovane disoccupato e per ricavare pellet da vendere sul mercato.
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DISTRUZIONE FORESTA SULCIS IN SARDEGNA –
Siamo in Sardegna, a Domusnovas, cinquanta chilometri da Cagliari, una zona che un tempo era ricca di miniere poi chiuse con gravi danni per l’occupazione locale: qui si stanno sradicando alberi per fare pellet da ardere su una prima superficie di 35 ettari di selva su un totale di 540 ettari. Leccio, corbezzolo e altri preziosi alberi della macchia mediterranea.
La denuncia è arrivata online, grazie all’agguerrito giornale sul web Sardiniapost.it , diretto dal giornalista Giovanni Maria Bellu, che protesta: «La cosa incredibile è che la missione dell’Ente Foreste, cioè proteggere gli alberi sul territorio, diventa così radere al suolo 500 ettari di suolo». Già, perché il disboscamento della foresta del Sulcis è stato deciso in comune accordo dall’Ente Foreste (dove lavorano ben 2.500 perone) e dal sindaco di Domusnovas, Angelo Deidda, che intende sfruttare la foresta demaniale sul monte Marganai, un raro esempio di selva mediterranea spontanea cresciuta su rocce che risalgono a 680 milioni di anni fa.
I MOTIVI DEL DISBOSCAMENTO DELLA FORESTA SULCIS –
Ma perché una scelta così assurda? La motivazione è ancora più incredibile del fatto: si tratta di un’occasione, per il sindaco e per l’Ente Foreste, per dare lavoro ai giovani di una zona dove la disoccupazione tocca i livelli record. Il meccanismo di un doppio spreco, foresta e soldi pubblici, diventa questo: su un taglio di 35 ettari di lecceta si possono occupare 50-60 persone per procedere al disboscamento. A tempo. Per qualche mese, prima di riprendere a incassare il sussidio di disoccupazione. Tutto sulla pelle degli alberi.
(Fonte immagine di copertina: SardiniaPost)
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