Formaggi light: davvero convengono?

Hanno meno grassi dei formaggi, ma gli addensanti per renderli spalmabili sono gli stessi. Aumentano invece gli zuccheri. E con la parola “light” inducono ad aumentarne il consumo. Il caso del Philadelphia

formaggi light scaled

Qualcosa non quadra nei formaggi light e nel modo con il quale vengono offerti al consumatore. Un esempio per tutti. La crema spalmabile Philadelphia è disponibile in tante versioni, e tra queste le più diffuse sono la normale e la light. La seconda ha un contenuto di grassi, e di conseguenza di calorie, inferiore del 30 per cento rispetto alla prima. Ma qui finiscono i vantaggi, e iniziano gli svantaggi, comuni a tutti i formaggi che si definiscono light.

Per creare la giusta spalmabilità tutti i formaggi, light e non usano addensanti di origine vegetale. Che di light hanno ben poco. Chiariamo: sono consentiti dalla legge, purché segnalati in etichetta (E401, E407, E410, E412). Il problema riguarda le quantità assunte: se si supera un limite minimo, cosa piuttosto frequente, si sono avere problemi al tratto intestinale, danni al microbiota, meteorismo.

Tra gli addensanti vegetali ci sono la farina di semi di guar (per esempio nel prodotto Exquisa Classico); la farina di semi di carrube e la carragenina (nel formaggio fresco Alpina); l’alginato di sodio e la farina di semi di carrube (nell’Alimentum di Conad), la farina di semi di carrube, l’alginato di sodio e la carragenina (nel Philadelphia, compreso quello light). 

Il formaggio light, percepito come più sano e privo di qualsiasi effetto collaterale, induce a un maggiore consumo, in termini di quantità, del prodotto. E questo azzera anche i vantaggi della minore presenza di grassi.

Diminuiscono i grassi, ma aumentano gli zuccheri. Il Philadelphia normale, a fronte di 25 grammi di grassi per 100 di prodotto contiene 2,9 grammi di zuccheri; l’equivalente Philadelphia light invece a fronte di 13 grammi di grasso arriva a 4 grammi di zuccheri.

Il prezzo dei formaggi spalmabili light è decisamente più alto. Partendo dalle stesse confezioni, e dalle stesse quantità di base, un chilo di Philadelphia normale costa 13,67 euro; un chilo di quello light costa 14,57 euro.  Da cosa è giustificata la differenza resta un mistero. La il consumatore deve farsi una domanda: ne vale la pena? 

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