La fuga dei giovani dalle grandi città italiane

Negli ultimi trent’anni un milione e mezzo di ragazzi e ragazze hanno lasciato i centri urbani. Colpa del caro-alloggi, di stipendi troppo bassi rispetto al costo della vita, e di città poco inclusive. Il contrario della sostenibilità

fuga dei giovani dallitalia scaled

Un esodo biblico: l’Istat, in un Rapporto intitolato“I giovani nelle città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani. Anni 2022 e 2023”, ha certificato la grande fuga dei giovani dalle città italiane. Negli ultimi trent’anni si contano un milione e mezzo di ragazzi e ragazze che hanno lasciato i grandi centri urbani, il 24,5 per cento in meno rispetto al 1993, con un ribaltamento anagrafico della popolazione. Secondo i numeri dell’Istat, al 1° gennaio 2024 nelle 14 città metropolitane risiedono 4,8 milioni di giovani fino ai 24 anni: oltre un terzo del totale nazionale (13,6 milioni). Oggi la componente giovanile rappresenta il 22,6% della popolazione totale: una perdita importante rispetto al 1993 (-10%), quando in Italia si registrava un giovane ogni 3 persone. Le città più colpite da questo fenomeno di emigrazione di massa sono tutte al Sud: Napoli, Catania, Palermo e Cagliari. Dai dati emerge anche che, nelle città metropolitane, prevale la componente femminile: il rapporto è di 94,2 uomini ogni 100 donne.

Fin qui la statistica. Ma cosa spinge i giovani alla fuga dalle città? I fattori più importanti sono tre. In primo luogo il caro-alloggi, laddove le grandi città si presentano con un mercato immobiliare inaccessibile ai ragazzi e alle ragazze, sia per gli affitti sia per eventuali acquisti. A comprare case nelle aree urbane ci sono sempre e solo persone di età matura, che poi magari le donano ai figli. Il secondo fattore riguarda gli stipendi troppo bassi (di fatto fermi da trent’anni, con l’inflazione che intanto ha galoppato) rispetto al costo della vita nelle grandi città: cosa che all’estero è molto attutita, proprio grazie a remunerazioni del lavoro, a qualsiasi livello, decisamente più alte rispetto alle medie italiane. Terzo elemento: le città tendono a essere sempre meno inclusive, con gravi spaccature geografiche, tra Nord e Sud delle aree urbane, che si riflettono persino nella diffusione delle malattie più gravi. Dal diabete all’obesità, queste patologie, in proporzione alla popolazione residente, si accentuano mano a mano che ci si sposta dalle zone centrali ai quartieri periferici delle grandi città. Sommando i tre fattori si arriva alla conclusione netta e chiara: le città italiane non sono sostenibili. Tantomeno per i giovani.

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