Fumo in tv ogni sette minuti, pubblicità occulta alle sigarette e incentivo ai giovani a farsi male. In prima fila mamma Rai, ovvero il servizio pubblico…

Tutti con le sigarette in bocca, per ore, nelle serie più popolari, come quelle di Rocco Schiavone e di Gomorra. E ovviamente nel salotto del Grande Fratello. Intanto in Italia tre adolescenti su dieci sono diventati fumatori abituali. In America le serie di Netflix sono sotto accusa

TROPPO FUMO IN TV

FUMO IN TELEVISIONE

Una sigaretta ogni sette minuti di immagini. Una campagna pubblicitaria martellante, sottotraccia e pervasiva: è questo il fumo in tv. Stanno tutti con le sigarette in bocca, tutti che si sentono come Humphrey Bogart, dimenticando però che, con questa pubblicità indiretta, stiamo contribuendo ai danni micidiali causati dalle sigarette. 80mila morti all’anno, solo in Italia.

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TROPPE SIGARETTE IN TV

L’aspetto paradossale di questa vicenda è che contro il fumo ormai si è scatenata, ovunque, una specie di guerra di religione. Con i pacchetti di sigarette, quando li comprate, a leggere tutti gli annunci con tanto di foto horror  sul cancro e sulle micidiali malattie scatenate dal fumo, il minimo che potete fare è sentirvi con un piede nella fossa. Nella case degli italiani stiamo seguendo la moda degli americani che considerano fumare un gesto cafone, da tribù isolata di pervertiti e arrivano perfino a vietarlo nelle strade e nei giardini: ormai le sigarette sono consentite e tollerate solo nel 14 per cento delle nostra case. La vendita delle sigarette, specialmente per i minorenni, è super regolamentata. Abbiamo perfino eliminato i pacchetti da dieci, una cosa stupida e sciagurata, dicendo che in questo modo scoraggiamo l’acquisto di sigarette da parte dei più giovani, costretti a comprare solo confezioni da venti, più costose. Poi ci sono le campagne nelle scuole, negli ospedali, nell’universo dell’associazionismo.

La lotta contro il fumo, insomma, assume perfino toni da crociata, esagerati evidentemente. Ovunque tranne che in televisione. Ovvero proprio nell’agorà dove più si modellano, e si formano gli stili di vita dei giovani, dove si orientano cittadini ed elettori, dove le donne e i ragazzi decidono quali marche scegliere per tutti gli acquisti. Bene: questa tv, così capillare e pervasiva, è zona franca nella battaglia epocale contro il fumo. Strano, no? Tanto da potersi considerare molto fondato il sospetto di una manina, le grandi marche del fumo alle quali la pubblicità palese è vietata, che si trasforma in manona nell’allungarsi, in modo surrettizio, nel ricco piatto del mercato dell’advertising televisivo.

TROPPO FUMO IN TV

In America il troppo fumo in tv è stato denunciato e documentato nei dettagli da una potente associazione , la Truth Iniziative, che ha come mission il lobbismo a favore della salute pubblica. I ricercatori della Truth Iniziative sono andati a fare le pulci alle produzioni di film e serie tv che circolano sugli schermi, e hanno scoperto  che nel 79 per cento dei casi c’è largo spazio per il fumo e le sigarette. Pubblicità occulta, marketing, e non certo esigenze di regia. In particolare nel caso di Netflix, diventato ormai un colosso nella produzione di serie tv e di film, le scene con il fumo sono raddoppiate negli ultimi anni per ciascuna nuova serie: ‘Stranger Things’ ne ha 182, ‘The Walking dead’ 94 e ‘House of the Card’ 41 . Tutti titoli che in tv sono presentati come adatti a un pubblico che non abbia meno di 14 anni, cioè quei ragazzi tra i 14 i 25 anni dove si concentrano i maggiori problemi per le nuove generazioni di fumatori.

E indovinate in Italia chi è in prima fila nell’incentivare, in modo indiretto, il fumo attraverso la tv? La Rai, cioè il servizio pubblico pagato con il canone dei cittadini. Non esiste più servizio pubblico, in termini di salute pubblica, di quello orientato alla riduzione del fumo e della sua circolazione. La Rai invece fa il contrario. Manda in onda una bella serie del commissario ‘Rocco Schiavone‘, in prima serata, per tutti, dove il vicequestore romano doc, il bravissimo attore Marco Giallini, non fa altro che fumare. Mediamente, il girato con immagini di sigarette di Rocco Schiavone è di circa un’ora, più o meno lo stesso tempo occupato dal fumo in una sola serie di ‘Gomorra’ (Sky) e del ‘Grande Fratello’ (Mediaset), secondo i calcoli dell’Istituto superiore della Sanità . Tutti i protagonisti, i divi nei quali poi il pubblico giovanile più si identifica, stanno sempre con una  sigaretta accesa tra i denti, o piazzano sulla faccia degli interlocutori una bel soffio di fumo.

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Sarà una coincidenza, sarà una relazione tutta da dimostrare, fatto sta che in Italia, a forza di dare spazio al fumo in tv , mentre la generazione dei Millennials sembrava poco interessata al fumo, i nuovi giovanissimi sono tornati a cascare, con numeri preoccupanti, nella rete del tabagismo. Tre ragazzi su dieci, tra i 14 e i 18, sono già fumatori abituali. Alla faccia dei mille divieti, delle mille leggi, delle mille campagne, e con il contributo involontario e straordinario di nostra Signora Tv, a partire da mamma Rai. Che cosa si potrebbe fare? Per carità: basta leggi e norme: ci sarebbe solo da richiedere, con un marcamento stretto, il rispetto del buon senso e della trasparenza. Magari, quando  proprio non si può rinunciare al fumo, facendo scorrere qualche scritta come quelle che ci afferrano e ci minacciano dai pacchetti di sigarette. Oppure, più semplicemente, nel caso della Rai basterebbe occuparsi ai piani alti non solo di direzioni e poltrone da distribuire, ma anche, giusto per qualche minuto, di come convincere con argomenti seri i produttori che lavorano per il servizio pubblico a ridurre questa cinica incentivazione al fumo.

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