La stazione Termini è in tilt. Ma le cose non vanno particolarmente bene neanche in tante stazioni di importanti città italiane, da Napoli a Milano, da Firenze a Bologna. Che cosa accade? L’Italia ferroviaria è sempre più divisa in due, ricchi e poveri, privilegiati e tartassati: ovvero, e diciamolo senza demagogia ma con chiarezza, i viaggiatori dell’Alta velocità e i pendolari.
FUNZIONAMENTO DEI TRENI IN ITALIA
Questa distanza, quasi una metafora della globalizzazione ingiusta, si allarga, con sprechi enormi per una maggioranza di viaggiatori (i pendolari) che pagano pegno anche per effetto della crescita del servizio di altri viaggiatori (quelli dell’Alta velocità). L’epicentro di questo sperpero è, come dicevo, la stazione Termini. Due numeri rendono tutto chiaro. Con l’aumento, e con il successo del servizio di fascia ferroviaria alta, i Treni Alta velocità appunto, anche grazie a biglietti sempre più costosi, si riducono gli spazi e l’efficienza dei treni dei pendolari, aumentano i ritardi in generale sulla linea ed a soffrire in modo specifico è proprio il servizio dei viaggiatori meno fortunati. Nel 2015 a Termini passavano ogni giorno 734 treni, adesso siamo vicini a quota 1.000. Quasi il doppio. E l’aumento (dovuto al boom dei convogli dell’Alta velocità), che incide in modo pesante sui 32 binari della stazione Termini, comporta anche un parallelo peggioramento dei disservizi per i pendolari. Incredibile, ma vero. E anche qui tutto è confermato dai numeri: la puntualità dei treni dei pendolari diminuisce di due punti all’anno, ed a stento supera il 50 per cento di questa tipologia di treni.
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SITUAZIONE TRENI REGIONALI IN ITALIA
C’è da aggiungere in questa piramide rovesciata di sprechi a catena, che i soggetti, le aziende, che sono al centro del sistema ferroviario, ossia la società Trenitalia e il Gestore della rete, sono entrambi pubblici. E quindi oltre che ai ricavi, agli utili, ai conti in ordine, tutti obiettivi condivisibili, dovrebbero però anche preoccuparsi della qualità del servizio dei viaggiatori con minori disponibilità economiche. E non trasformarli in un gigantesco parco buoi, con viaggiatori di serie B ben distanziati da quelli di serie A.
Sono un viaggiatore frequente, come si dice in gergo, delle Ferrovie dello Stato. Salgo e scendo dai treni in continuazione, quasi sempre per lavoro ma anche quando viaggio per motivi personali, e non posso che ammirare, dopo tanti anni di ritardi nel completamento del progetto, il servizio dell’Alta velocità sull’asse Salerno-Torino, e ritorno. Ne sono talmente convinto che non ho mai viaggiato, da Roma a Milano e viceversa, con la società concorrente di Trenitalia, cioè Italo.
Credo, quindi, di avere qualche competenza in materia per poter dire che, a fronte di un servizio di buona qualità per l’Alta velocità (dove i biglietti sono, ovviamente, molto più cari e riservati a un certo tipo di clientela), quello dei treni regionali, in particolare nell’area di Roma e nelle regioni meridionali, è semplicemente vergognoso. Anzi: mostruoso. E posso dirlo per l’ennesima esperienza che ho fatto, in prima persona, su uno di questi treni che Trenitalia ha la spudoratezza di chiamare «regionale veloce». Mentre sono treni lenti, lentissimi e quasi sempre con enormi ritardi.
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ALTA VELOCITA’ E TRENI REGIONALI IN ITALIA
Ero sul treno «regionale veloce», diretto da Roma a Orte: un percorso di mezz’ora, durato invece quasi due ore. Un guasto? Un’emergenza? Un grave incidente sulla linea? No, ecco la vergogna: questa è la regola del «treno regionale veloce» di Trenitalia, ovvero un ritardo enorme e quotidiano. Un giorno perché c’è un problema sulla linea, un’altra volta perché è stato ritardato l’allestimento del treno, oppure si è dovuto dare una singolare precedenza ai mezzi dell’Alta velocità, e un’altra volta ancora per il solito inconveniente al sistema di sicurezza. Ogni santo giorno lo stesso calvario. Se ti va bene, te la cavi con un ritardo, se ti va male il treno «regionale veloce» finisce sulla vecchia linea e ci resti intrappolato, tra una folla di viaggiatori ormai rassegnati e impotenti, con l’aria condizionata che funziona poco e male, per ore. Ore, per un viaggio che dovrebbe, sulla carta, durare trenta minuti.
DISAGI PENDOLARI
La cosa più odiosa di questo racconto, l’avete colta dall’inizio: con questo doppio livello di servizio, Alta velocità e treni regionali, Trenitalia, dove il controllo è pur sempre del governo italiano, sta semplicemente contribuendo a separare gli italiani. Ovvero a considerarli divisi in due gruppi, cittadini di serie A e di serie B. Ricchi e poveri. Privilegiati e vittime del sistema Paese che fa acqua da tutte le parti. Signori che vanno a fare il fine settimana nelle isole e disgraziati pendolari che provano a tornare a casa. Dirigenti che hanno il super biglietto business pagato dalla società dove lavorano, e poveri Cristo che fanno fatica ad arrivare a fine mese anche per il costo dei trasporti (pubblici e privati). Due mondi, due Italia, due società, che si parlano sempre meno e, anche grazie a queste discriminazioni ferroviarie, rischiano di allontanarsi sempre di più una dall’altra.
LE GIUSTIFICAZIONI DI TRENITALIA
Ovviamente Trenitalia può tirare fuori tante e solite scuse per giustificare questo scandalo, dalla scarsità di risorse per gli investimenti sulle linee meno redditizie, come alcuni treni regionali, fino a problemi che riguardano la rete più che i mezzi, e quindi altri soggetti pubblici. Sono giustificazioni che comprendiamo ma non accettiamo. Il fatto certo e intollerabile resta: in Italia viaggiare sui treni regionali e locali, a differenza dei mezzi dell’Alta Velocità, è ancora proibitivo. Direi impossibile.
QUANDO L’ITALIA È DIVISA IN DUE:
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