Adottare un bambino può essere un’esperienza meravigliosa ma spesso comporta delle difficoltà di ordine pratico. E non solo. Se da un lato bisogna confrontarsi con tutta una serie di norme che regolamentano l’adozione, dall’altro è importante prepararsi anche sul fronte psicologico. Un bambino adottato non è diverso dagli altri ma ha un vissuto particolare e traumatico, con cui deve confrontarsi. E i genitori adottivi dovrebbero accompagnarlo in questo cammino con affetto e pazienza, senza escludere il suo passato.
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CONSIGLI PER GENITORI ADOTTIVI
Se nel periodo che precede l’arrivo di un bebè solitamente amici e parenti ci riempiono di consigli, nel caso dei figli adottivi le cose spesso vanno diversamente. E i consigli vengono rimpiazzati dalle domande. Da dove arriva? Quanti anni ha? Poi il nulla o quasi. Ma informarsi e fare acquisti in vista dell’arrivo è in ogni caso utilissimo. A seconda dell’età del bambino/a avrete bisogno, per esempio, di seggiolini per l’auto, di abiti e accessori vari, di passeggini e biberon. Meglio pensare in anticipo agli aspetti pratici.
Una volta che il bambino/a arriverà in famiglia, dovrete focalizzarvi su di lui/lei per farlo/a sentire il più possibile a proprio agio. A volte l’inserimento è del tutto tranquillo, altre meno. Meglio tenerne conto e prepararsi ad affrontare il momento con pazienza. I bambini a volte idealizzano la famiglia adottiva ma nella quotidianità non tutto è oro quel che luccica e possono crearsi delle piccole o grandi incomprensioni.
In ogni caso ricordate che il bambino è al centro e dev’essere rispettato. E lo stesso rispetto meritano la sua storia e le sue origini. Proprio per questo i genitori adottivi devono capire se sono disposti ad accettarlo, senza pretendere di eliminare il suo passato. Consapevoli che si tratta di un bambino/a che ha subito il trauma dell’abbandono e che, quindi, necessita di essere accompagnato con affetto e pazienza, riconoscendone e accogliendo il suo disagio e la sua sofferenza.
VADEMECUM PER ADOZIONE
Per adottare un bambino bisogna fare domanda presso il Tribunale per minorenni competente allegando una serie di documenti. Se la domanda viene accettata dal giudice minorile, i documenti vengono trasmessi ai servizi sociali territoriali che si occupano di fissare una serie di appuntamenti con la coppia e valutare se è adatta all’adozione. La relazione viene quindi trasmessa al Tribunale per i minorenni che entro due mesi rilascia o meno il decreto di idoneità all’adozione.
In caso di idoneità, la coppia viene inserita in una lista e abbinata dopo un tot di tempo a un minore adottabile. La coppia e il bambino/a iniziano a conoscersi durante l’affidamento preadottivo di circa 12 mesi, e se la relazione dei servizi sociali è positiva, l’adozione viene confermata. Nel caso delle adozioni internazionali, dopo la conferma di idoneità, la coppia deve scegliere un ente autorizzato che la assista nei rapporti con il paese di origine del minorenne.
In Italia possono adottare un bambino (in teoria) solo le coppie eterosessuali e coniugate, i single e i conviventi non possono adottare. Dicevamo in teoria perché, per esempio, nel caso delle coppie omosessuali, anche se la normativa non prevede l’adozione, la giurisprudenza solitamente la riconosce. Inoltre le coppie devono essere sposate da minimo 3 anni o dimostrare di aver convissuto, prima del matrimonio, per almeno 3 anni. Il genitore deve avere una differenza di età dal minorenne non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 45 anni.
Infine se i costi di adozione variano a seconda che sia nazionale (più ridotti) o internazionale (più elevati), i tempi di adozione in media si aggirano sui 2 anni e mezzo dalla dichiarazione di idoneità. Sempre che, come spesso succede, non ci siano imprevisti vari.
PROBLEMI DELL’ADOZIONE
Dal punto di vista psicologico i problemi possono riguardare l’adattamento. Secondo le ricerche in materia, i bambini adottati ancora molto piccoli (fino al sesto mese di vita) riescono a recuperare e adattarsi alla nuova famiglia in modo migliore rispetto a quelli adottati in età più avanzata. Soprattutto se questi ultimi arrivano da situazioni particolarmente pesanti di trascuratezza e maltrattamenti.
Dal punto di vista pratico, le adozioni spesso richiedono tempi di attesa molto lunghi e purtroppo, anche nel nostro paese, quelle internazionali sembrano essere diventate sempre più difficili da portare a termine. Anche per i costi spesso proibitivi e per tutta una serie di problemi burocratici.
COME RENDERE SEMPLICE LA VITA CON UN FIGLIO ADOTTATO
Per rendere semplice la vita con un figlio adottivo bisogna innanzitutto prepararsi ed essere consapevoli del percorso che si è deciso di intraprendere. E anche delle sue possibili insidie. Prepararsi significa informarsi, seguire i suggerimenti degli assistenti sociali e degli psicologi, ma anche leggere e ascoltare le esperienze di chi ci è già passato. Tra i libri consigliati si annoverano, tanto per citarne alcuni, “Adottare un figlio” di Monica Toselli e “Genitori si diventa. Riflessioni, esperienze, percorsi per il cammino adottivo” di Antonio Fatigati.
Un’altra cosa importante è parlare in famiglia delle origini del bambino, diluendo nel tempo certe informazioni, ma evitando di nasconderle. I bambini adottati prima o poi sentono il bisogno di fare domande sul proprio passato ed è importante rispondere sensatamente e con empatia, aiutandoli a dare un senso al proprio vissuto. Cercando di aiutarli a riconoscere anche la parte buona della propria storia, in modo da rafforzarli interiormente e fornirgli gli strumenti per affrontare l’inevitabile dolore che portano con sé.
E ovviamente, consigli a parte, ci vogliono affetto, forza di volontà, autentico desiderio, pazienza e flessibilità.
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