PERCHÉ AUMENTANO LE AUTO BLUì
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ABUSO DI AUTO BLU
Il fatto che il 92 per cento delle auto blu sia senza autista non è un indicatore automatico di risparmio. Anzi. Potrebbe essere solo la conferma di un privilegio. Il punto discriminante delle auto blu non è l’oggetto in quanto tale, ma l’uso che ne viene fatto. Se è giustificato da motivi d’ufficio, nulla quaestio, e pazienza se chi viaggia in auto blu si gonfi grazie allo status symbol di cui dispone. Altra cosa è l’uso improprio dell’auto blu: per accompagnare i figli a scuola, per consentire alla moglie di fare la spesa più comodamente, per raggiungere gli amici a sciare, per riaccompagnare a casa l’amante. E su questa voce Spreco di Stato (in quanto le auto blu, in un modo o nell’altro, le paga sempre lo Stato) ormai abbiamo una consolidata letteratura. Che per la verità non riguarda solo i politici. Abbiamo visto generali, magistrati, papaveri della macchina pubblica, specializzarsi nell’uso sfacciatamente immotivato delle auto di servizio. Fuori dal perimetro di ogni logica e di qualsiasi disciplina etica.
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COME FARE ORDINE NEL PARCO AUTO BLU
Per fare ordine fino in fondo nel parco auto blu italiano, come sempre quando si tratta di Pubblica Amministrazione, non serve l’accetta e non basta un censimento aggiornato ogni anno. Serve il bisturi. Bisogna andare dentro ogni singola amministrazione, valutare le esigenze e capire se e dove ci sono abusi. Un lavoro che sarebbe più semplice se ci fosse una maggiore collaborazione da parte delle amministrazioni, talvolta coperte dalla complicità dei politici. Negli ultimi dieci anni la battaglia per ridurre il parco auto blu è stata utilizzata più per fare propaganda, alla ricerca del consenso facile e transitorio, che non per mettere ordine ed evitare gli sprechi del denaro pubblico. Abbiamo visto governi che si vantavano di mettere all’asta su Ebay alcune auto blu, senza poi riuscire neanche a venderle. E abbiamo visto leader politici che hanno fatto intere campagne elettorali all’insegna della sobrietà, dell’uso dei mezzi pubblici, dal tram all’autobus, o persino della bicicletta. Peccato che una volta entrati nelle stanze del potere anche questi politici così bravi a recitare slogan, si sono lasciati sedurre dal fascino dell’auto blu, diventando delle caricature degli inossidabili ministri della Prima Repubblica, generalmente molto sobri nel loro comportamenti pubblici. E l’immagine, di ordinaria amministrazione nei paesi del Nord Europa, di un ministro che va in ufficio con la sua auto o con la sua bicicletta, per noi italiani resta un miraggio.
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