GIOVANI RICERCATORI ITALIANI ALL’ESTERO –
La ministra furbetta è stata smascherata. Con paranoico tempismo, Stefania Giannini, appena ha saputo che una ricercatrice italiana aveva vinto una borsa di studio da 2 milioni di euro, si è tuffata sulla storia per tentare di impadronirsene. E ha scritto su Facebook: «Un’altra buona notizia per la ricerca italiana». Sempre a caccia di auto-complimenti, e alla perenne ricerca di qualcosa di positivo da comunicare, la signora Giannini è stata smascherata, ed è venuta fuori la verità. Dalla voce diretta dell’interessata, ovvero Roberta D’Alessandro.
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LA RISPOSTA DELLA RICERCATRICE ROBERTA D’ALESSANDRO AL MINISTRO GIANNINI –
La verità è questa. La D’Alessandro si è solo laureata in Italia, all’università di L’Aquila. Poi ha fatto dottorato e borse di studio all’estero, in Germania, e in grandi aziende come la Microsoft e Google, ed è diventata docente ordinaria in Olanda a 33 anni. E in Italia? Zero. Ha partecipato a decine di concorsi, ma è arrivata sempre seconda, scavalcata da qualche raccomandato di turno. Dunque, ha perfettamente ragione Roberta a ribellarsi alla furbata del ministro, scrivendo che «una cosa è la ricerca italiana, altra cosa sono i ricercatori italiani» e che di fatto lei «è stata cacciata dall’Italia». La differenza è che la ricerca made in Italy è alla frutta, mentre i ricercatori italiani riescono ancora farsi onore nel mondo, non certo in Italia.
RICERCA SCIENTIFICA IN ITALIA –
Una conferma al racconto della D’Alessandro arriva dai dati relativi all’aggiudicazione dei fondi per la ricerca dell’European Research Council, l’ente più importante e più ricco (distribuirà 13 miliardi di euro fino al 2020) dell’Unione in questo settore. I ricercatori italiani che hanno vinto le borse, come la D’Alessandro che si è aggiudicata 2 milioni di euro, non sono pochi, ma ben 30, lo stesso numero dei francesi e appena due unità sotto agli inglesi (in testa restano i tedeschi con 48 borse). Ma più della metà di questi giovani scienziati, cioè 17, spenderà i soldi della borsa all’estero, come la D’Alessandro che farà il suo lavoro di linguista in Olanda. E l’Italia tra il 2007 e il 2013 ha contribuito al programma europeo per la ricerca con 900 milioni di euro l’anno, mentre ne ha visti rientrare solo 600. Conclusione: ha perfettamente ragione la D’Alessandro, i ricercatori italiani sono molto bravi e vengono premiati, la ricerca italiana è mortificante con lo spreco di intere generazioni di giovani scienziati. Non solo: siamo efficaci solo a finanziare la ricerca degli altri paesi europei. Con i nostri soldi.
(Fonte immagine di copertina: La Presse)
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