Giulia Perin così coltiva l’orto tintorio

La pianta di bambù per il verde. Il rovo per il viola. Tinte naturali dalle piante: un’arte che risale al Medioevo.

Giulia Perin

La pianta di bambù per il verde. La calendula o lo zafferano per il giallo. I fiocchi di cotone per il bianco. Il rovo per il viola. Nell’Orto tintorio del Museo del Tessile di Chieri, in Piemonte, ci sono circa trenta differenti piante sia tessili sia tintorie.

GIULIA PERIN ORTO TINTORIO

Il Museo di Chieri, che vanta un’antichissima tradizione nella tessitura e nella tintoria da piante naturali, è un piccolo gioiello che aiuta a capire non solo la provenienza e la cura delle piante ma anche le tecniche di lavorazione. Infatti, il pubblico è formato in prevalenza da scuole medie, ginnasi e licei, istituti di moda e design, accademia di Belle Arti. L’impronta al Museo è stata data dal Politecnico di Torino, ed è molto rigorosa, come dimostra il fatto che qui si scopre come il blu, una sola tinta, possa essere ricavato da 700 specie di piante diverse. A dirigere oggi l’orto tintorio del Museo di Chieri c’è Giulia Perin, 34 anni, personaggio molto eclettico. Antropologa, textile designer, artista. Giulia Perin ha alle spalle anche una lunga esperienza in Indonesia, tre anni per studiare il batik. A parte la sua attività di direttrice dell’orto tintorio del Museo di Chieri, la Perin ha anche il suo orto tintorio sulle colline di Moncalieri, in provincia di Torino, e una sua linea di tessuti naturali battezzata Emina.

Fonte immagine: Connecting cultures

ERBE TINTORIE E COLORANTI NATURALI:

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