TUTELA GRANO ITALIANO
C’è qualcosa che mi indigna nello spreco assurdo del grano italiano. È scoppiata l’ennesima guerra in Italia, con tanto di hashtag #guerradelgrano, con agricoltori e consumatori, per motivi diversi, in ginocchio. I primi devono fare i conti con un crollo dei prezzi del grano made in Italy: 18,7 euro a quintale, il valore più basso negli ultimi dieci anni. I secondi che invece acquistano pasta i cui pacchi, uno su tre, sono confezionati con “grano giramondo”, cioè straniero, e con prezzi aumentati anche del 500 per cento.
VENDITE GRANO ITALIANO
L’incredibile doppio spreco, che coinvolge l’intero sistema Italia e tutta la filiera del grano (comprese pasta e pane) si riduce a questo incastro di nefandezze: produciamo meno grano eccellente di quello che serve, lo paghiamo una miseria, ne importiamo sempre di più (di qualità spesso scadente e lavorato, come nel caso del Canada, con 90 sostanze attive vietate dall’Unione europea), e paghiamo tutto di più, specie la pasta. Un film già visto con altri prodotti dell’agroalimentare made in Italy, per esempio l’olio extravergine.
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CONCORRENZA SLEALE NELLA VENDITA DEL GRANO DURO
Dove nasce il disastro? Da un’idea inaccettabile del mercato e della concorrenza. Un’idea alla quale bisogna ribellarsi, almeno come consumatori, come uomini e donne che ogni giorno fanno la spesa. Il grano duro che arriva dall’estero, specie dalla Turchia e dall’Ucraina, costa meno e quindi i produttori di pasta e pane lo acquistano a mani basse per realizzare i loro prodotti. Peccato però, che la qualità sia molto più scadente del grano duro made in Italy, e lo capiamo subito quando mangiamo pane stopposo che si indurisce in poche ore, quello grano di antichissime tradizione, più digeribile, più salutare, più ricco di proteine, più buono. Inoltre i concorrenti stranieri non hanno norme di sicurezza così stringenti come i nostri agricoltori e produttori di grano e possono usare in maniera molto più invasiva fotofarmaci e conservanti.
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COME DIFENDERE E TUTELARE IL GRANO ITALIANO
Per reagire a questo spreco davvero scandaloso, bisogna sostenere la battaglia per avere in etichetta, in ciascun prodotto industriale e artigianale, l’indicazione della provenienza del grano utilizzato nella pasta, nei suoi derivati e nel pane. Bisogna cercare di contenere le importazioni dai paesi extra Unione europea, e garantire l’assoluta trasparenza a vantaggio ed a protezione dei consumatori che poi possono fare in liberta le loro scelte. E bisogna, al contrario, favorire la crescita, con tanto di posti di lavoro, dell’intera filiera del grano, compresi i forni e i piccoli e grandi pastifici.
Infine, quanto a noi consumatori, alziamo la voce, facciamoci sentire, non stiamo in silenzio a subire. E, per esempio, acquistiamo pasta, derivati della pasta e pane, solo con grano duro made in Italy. Cosi in modo concreto e reale daremo il nostro contributo a questa battaglia economica, di civiltà e di benessere.
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