GUERRE UMANITARIE TODOROV
Tzvetan Todorov, il grande filosofo di origine bulgara scomparso a Parigi all’età di 77 anni, era un filosofo e un intellettuale appassionato dei grandi dibattiti pubblici che non inseguiva le mode. Né quella di andare sempre e comunque secondo la voce del coro, né quella di essere per forza controcorrente, magari per avere un titolo sul giornale.
Todorov ha sempre maturato il suo pensiero attraverso l’analisi, l’osservazione, e il tempo necessario, con la relativa lentezza, per sedimentare i suoi pensieri. Si è occupato di tutte le grandi inquietudini del tempo contemporaneo, dai rischi della crescita tecnologia fino ai problemi dell’immigrazione, e al grande spreco, così lo definiva, della guerra. Compresa quella umanitaria.
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LA GUERRA NEL PENSIERO DI TODOROV
Todorov non accettava questa possibilità, e negava la necessità della guerra, sempre e comunque. Spiegando così la sua posizione: “Non possiamo pretendere di imporre a tutti i paesi del mondo i regimi che preferiamo attraverso la guerra. Ecco perché non credo ad atti militari filantropici”. Parole pesanti, che ancora oggi fanno riflettere, specie dopo il disastro di guerre per la democrazia, per la libertà dei popoli, per un’idea filantropica del conflitto, come quelle in Libia e in Iraq. Dove i disastri sono peggiorati con le guerre, all’insegna della “democrazia da esportare” e dal “popolo da salvare della dittatura”, i morti sono aumentati. E sullo sfondo è restata la domanda se si è trattato di guerra per la pace o per il petrolio.
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