Gustamundo, dove gli chef sono cuochi rifugiati

Un luogo unico, dove la cucina è il mezzo per ricostruire la propria vita. A partire dal mestiere che si faceva nel paese abbandonato

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Una cucina etnica di grande qualità. A prezzi imbattibili e con tante varianti che la rendono unica. Ma la vera novità di Gustamundo, il ristorante romano aperto tutti giorni dopo le sei del pomeriggio, non è nel menù o in qualche singola specialità. Ma nelle persone che vi lavorano.

GUSTAMUNDO

Gustamundo si trova Roma, nella zona di Valle Aurelia, ed è nato nel 2017 per iniziativa di Pasquale Compagnone, proprietario del ristorante messicano El Pueblo, a sua volta aperto nel 1993. «Viaggiavo con lo zaino e arrivai in Messico, dove cucinavo in cambio dell’alloggio. Intanto però scoprivo i piatti della loro cucina, povera ma genuina e squisita. È nato un sogno e appena ho potuto, una volta tornato in Italia, ho aperto il ristorante a base di cucina messicana» racconta Pasquale Compagnone.

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CHEF CHE HANNO LAVORATO A GUSTAMUNDO

Grazie al successo, anche finanziario, ottenuto con El pueblo, Compagnone ha potuto fare un passo ulteriore, molto coraggioso, incrociando cucina etnica e immigrazione. Nel suo nuovo locale, Gustamundo, lavora solo personale che arriva da paesi sottosopra, come il Senegal, il Mali, la Costa d’Avorio e la Siria.  Ognuno porta i piatti e le tradizioni della sua cucina, e in Italia ha trovato un luogo di accoglienza, dove può continuare lo stesso lavoro che faceva nel paese da dove si è fuggiti. Dal 2017, per dare un’idea della forza del progetto di Compagnone, a Gustamundo hanno trovato lavoro 60 chef. Da tutto il mondo, e dalla stessa sofferenza.

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook di Gustamundo

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