Un misto di superbia e tracotanza. Il narcisismo contemporaneo che incrocia l’antica tendenza delle persone potenti a scivolare nelle sabbie mobili di uno spreco dell’intelligenza umana chiamato delirio di onnipotenza. Gli antichi greci, molto prima dei romani e poi dei cristiani, consideravano l’hybris come il più grave peccato degli uomini. Qualcosa che gli dèi non potevano perdonare.
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Molto più della superbia
L’hybris in tanti secoli non ha mai perso di attualità. Anzi. Risulta difficile, quasi impossibile, comprendere alcuni comportamenti di uomini che pure ci sembrano sempre lucidi, spietati e razionali nella loro superbia, senza ricorrere alla categoria dell’hybris. Prendiamo il caso di Vladimir Putin. Ha scatenato una guerra criminale e assassina, purtroppo combattuta anche con armi vendute da noi italiani, sommando in modo incredibile una serie di errori di sottovalutazione e di sopravvalutazione. Ha sottovalutato l’eroica dignità del popolo ucraino. Ha sottovalutato la compatta e, una volta tanto, concreta risposta dell’Europa. Non ha fatto bene i conti neanche con l’impatto delle sanzioni su scala globale, arma potentissima al pari dei missili, con la differenza che non uccidono nessuno. E ha sopravvalutato la sua forza, il consenso che ha sempre accompagnato il suo infinito ciclo di potere, la fitta trama di rapporti con leader, nazioni, e potentati economici che ha sempre consentito alla Russia di fare quello che gli pare (vedi l’annessione della Crimea).
Chi pecca di hybris
Il peccato di hybris da parte di Putin ha portato molti osservatori a interrogarsi anche sulle sue condizioni di salute. È andato fuori di testa? Haperso il controllo dei suoi istinti? Ma a monte della psichiatria e della geopolitica, di tutte le analisi politiche e militari, c’è l’hybris, il veleno entrato nel sangue di Putin, dopo quasi trent’anni ininterrotti al vertice di un potere privo di qualsiasi controllo e bilanciamento (due parole senza le quali la democrazia non esiste, anche se formalmente si va a votare) ed esattamente nella dimensione condannata dai greci. Un peccato, imperdonabile, commesso dagli uomini accecati dal proprio ego, superbi e tracotanti fino alla cecità. Incapaci, anche solo per un attimo, di usare la temperanza.
Attualità dell’hybris
L’hybris nell’era della modernità non ha perso nella dei connotati dell’epoca dei greci. Colpisce, come caso di Putin, uomini e donne che hanno perso il senso del limite e si ritengono immuni da qualsiasi rischio nella loro infinita tracotanza. L’hybris di oggi affligge chi non sa guardare la vita con passione, energia, ambizioni, ma anche con semplicità. E con il massimo rispetto per le persone semplici. E infatti mentre semplicità e sobrietà si associano a una naturale eleganza, a un forte senso dell’estetica, la tracotanza dell’hybris è volgare, priva di estetica oltre che di etica. L’hybris di oggi è quello che abbiamo scatenato contro la Natura e le sue leggi, ignorando un appello fatto già alla fine dell’Ottocento dal filosofo Nietzsche che denunciava la nostra “violenza nei confronti della natura con l’aiuto delle macchine”. Quello che ha portato all’emergenza climatica ed a un mondo che salo predicare la sostenibilità, faticando, nella realtà dei fatti, a imboccare la strada di un nuovo modello di sviluppo.
Hybris dai greci a noi
Nell’Inferno di Dante Alighieri, chi ha commesso il peccato di hybris è punito in quanto, con la sua tracotanza, si considera simile a Dio. Peccato più che mortale. Ma anche senza arrivare a tanto, ognuno di noi, nella sua vita quotidiana, può lasciarsi sedurre dalle sirene dell’hybris. L’Icaro che fu punito dagli dèi per avere provato a volare troppo in alto, ricorda molto da vicino gli onnipotenti signori della tecnologia che oggi si considerano i nuovi padroni del mondo. E così tanti personaggi dell’Antica Grecia, puniti per la loro tracotanza militare e politica, ricordano il destino che toccherà, primo o poi, anche a Putin.
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