Quale spesa indigna di più tra i rimborsi per i consiglieri regionali del Lazio? La classifica è difficile, tra un conto di 300mila euro alla Fiera equestre e un bonifico di 20mila euro per un fine settimana all’albergo Pietrizzi in Costa Smeralda. Tra lo shoppping da Gucci e le ceramiche acquistate sull’Appia Nuova. Ma c’è una voce che più di altre simboleggia lo spreco del denaro pubblico, l’attraversamento del confine tra il pubblico e il privato, l’uso personale di risorse pubbliche. Il bar. Già, i consiglieri regionali del Lazio hanno il vizietto di andare al bar e mettere a conto dell’amministrazione pubblica.
La lista Polverini, per capirci, ha speso in un anno quasi 200mila euro in alberghi, ristoranti e bar. L’Udc ha risparmiato qualche decina di migliaia di euro: 119mila euro di scontrini. E nel Pdl, attraverso il bar, si pagava anche la spesa per la casa. Il bar è il luogo giusto per questa politica, perché è il posto delle chiacchiere, delle parole in libertà, dell’aria fritta. Ed è anche il luogo prediletto, senza moralismo, di una classe dirigente nata e cresciuta per caso.
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