C’è qualcosa che non quadra nelle spese del Consiglio superiore della magistratura. Godendo di una totale autonomia, anche finanziaria, l’organo che governa la magistratura sembra vivere sulla luna quando si tratta di tagli delle spese. Complessivamente il Csm può contare su un budget annuale di 35 milioni di euro, e la prima anomalia del bilancio riguarda la quota dei costi (più del 50 per cento) destinata alle spese per il personale. In pratica 19 milioni di euro sono stanziati per i dipendenti. Quali? Nella pianta organica compaiono, infatti, anche trenta persone addette ai servizi ausiliari e all’anticamera dei consiglieri, otto dattilografi soltanto nell’ufficio studi, venti uscieri e venti autisti. Non vi sembrano numeri esagerati? E se anche la Camera e il Senato hanno iniziato a tagliare le spese per autisti e uscieri non sarebbe il caso di dare una sforbiciata anche dalle parti del Consiglio superiore della magistratura? Un’altra voce piuttosto opaca, a proposito di costi del personale, è quella degli straordinari: 630mila euro l’anno. Da questo numero dobbiamo desumere che a Palazzo dei Marescialli si lavori giorno e notte, con un grande dispendio di energie da parte di tutti i dipendenti.
Per quanto riguarda gli stipendi dei consiglieri, non c’è proprio nulla di cui lamentarsi. Il presidente riceve un’indennità pari a 300mila euro l’anno, ciascun consigliere arriva a quota 115mila euro. Ma non basta. Esiste poi una seconda voce che fa parte degli emolumenti del Csm, l’indennità di presenza, che viene di regola forfettizzata : e sono altri 75mila euro l’anno. Il meccanismo, anche in questo caso, ricorda molto da vicino quello dei compensi dei parlamentari, e andrebbe rivisto anche alla luce dei tagli alla politica in atto a Montecitorio e palazzo Madama. Come andrebbe rivisto il parco macchine che consente a tutti i consiglieri di avere in dotazione una macchina con autista: non sarebbe più logica ed economica una dotazione comune di auto blu, magari leggermente ridotta rispetto a quella iscritta in bilancio?
Nel bilancio del Csm, infine, compaiono alcune voci che almeno fanno riflettere per dimensioni e finalità. Per esempio: 703mila euro l’anno per incarichi esterni di consulenze e servizi. Magari si potrebbe capire qualcosa in più, se ci fosse una specificazione, voce per voce, di questa spesa. E ancora: 17mila euro per il facchinaggio e la smacchiatura di tende e tappeti. E’ importante avere la tappezzeria in ordine, ma forse qualche ritocco, anche a costo di una spruzzata di polvere, andrebbe fatto. E in ogni caso, leggendo il budget del Csm viene naturale chiedersi se in Italia privilegi e compensi da casta non siano un’esclusiva del nostro ceto politico, ma una prassi diffusa ogni volta che a pagare ci sia lo Stato.
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