Marco Sarti www.linkiesta.it
Il dibattito sulle pensioni è tornato prepotentemente d’attualità. Ma c’è un altro tema di cui si parla meno spesso, e solo in occasioni di grandi retate. Si tratta dei falsi invalidi. Gli ultimi sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Napoli dieci giorni fa. Facevano parte di un’organizzazione criminale che dal 2004 avrebbe sottratto all’Inps oltre un milione di euro. In Italia quella delle finte pensioni di invalidità è una truffa che non conosce crisi. Un illecito che ogni anno costa alle casse pubbliche più di otto miliardi di euro.
Tra pensioni di invalidità civile e assegni di accompagnamento, nel 2010 le prestazioni erogate dallo Stato sono state circa 2,7 milioni. Per una spesa di 16 miliardi di euro. Una cifra più che giustificata – semmai esigua – per rispondere alle necessità di chi ne ha diritto. Un giro di soldi che, troppo spesso, attira l’interesse di truffatori e associazioni malavitose. E così si è creata una situazione paradossale: al diminuire delle richieste di riconoscimento dello stato invalidante, la spesa per le pensioni di invalidità continua a crescere. Nel 1998 sfiorava l’equivalente di 6 miliardi di euro, lo scorso anno è arrivata a 16 miliardi. Le stime riferite al 2011 ipotizzano una spesa di 17,6 miliardi di euro (un terzo circa destinato alle pensioni di invalidità, e il restante per le indennità di accompagnamento). «Negli ultimi anni – spiega il Pdl Giuliano Cazzola in una mozione che sarà discussa domani a Montecitorio – la spesa continua a crescere a tassi sostenuti, incompatibili anche con la struttura della popolazione e non del tutto spiegabili con il fenomeno dell’invecchiamento».
Il Governo cerca di correre ai ripari. Seguendo un piano straordinario di verifiche, nel 2013 l’Inps dovrebbe aver controllato almeno 800mila titolari di una pensione d’invalidità. I risultati dei primi accertamenti sono sconcertanti. Nel 2009 sono state revocate oltre l’11 per cento delle pensioni invalidità, con un risparmio netto di 100 milioni di euro. Nel 2010 l’Inps ne ha cancellate il 23 per cento, quasi una pensione su quattro. Per il presidente Antonio Mastrapasqua, l’aumento delle revoche è dovuto «all’affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse da cui di solito arriva il più alto numero di domande di pensioni di invalidità».
E proprio tra le zone più a “rischio” spicca la Sardegna. Qui, stando ai controlli Inps del 2010, il 53 per cento delle pensioni non avrebbero motivo di essere erogate. Al secondo posto c’è l’Umbria, con un tasso del 47 per cento. Seguono Campania (43 per cento) e Sicilia (42 per cento). Tra le regioni più virtuose ci sono Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, dove il numero di pensioni di invalidità revocate non supera il 10 per cento.
Per smascherare le truffe, il Governo ha introdotto un nuovo sistema di riconoscimento dei benefici dell’invalidità civile. L’articolo 20 del decreto anticrisi del 2009 – «contrasto alle frodi in materia di invalidità civile» – rivede l’intero sistema, ipotizzando una maggiore sinergia tra le aziende sanitarie locali e l’Inps. Questo, in sintesi, l’iter burocratico: la domanda di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità va presentata per via telematica insieme al certificato medico. A questo punto la commissione medica della Asl – con la presenza obbligatoria di un medico dell’Inps – convoca entro 30 giorni l’interessato per la visita. Alla commissione medica superiore dell’Inps spetta, invece, la verifica finale dei verbali.
Eppure in almeno la metà dei casi – così denunciano i parlamentari dell’Italia dei valori – le Asl non provvedono a integrare le proprie commissioni con il rappresentante dell’Istituto di previdenza sociale. Una scorrettezza senza conseguenze, data l’assenza di sanzioni. Il rischio, in questi casi, è che l’Inps convochi l’interessato per un ulteriore controllo. E chi ha presentato la domanda si deve sottoporre a due visite mediche. A farne le spese sono quasi sempre i cittadini onesti. Una mozione presentata alla Camera dal Responsabile Arturo Iannaccone racconta le «diffuse proteste di alcune associazioni che hanno denunciato gli eccessi, se non veri e propri abusi, nei controlli posti in essere dall’Inps. Sono state convocate un gran numero di persone affette dalla sindrome di Down, pluriamputati, tetraplegici, autistici, che hanno dovuto subire un disagio enorme per sottoporsi alle verifiche, nonostante l’evidente e più che accertata condizione di inabilità».
Una volta superata la trafila dei controlli, gli invalidi devono pazientare ancora. Almeno dodici mesi. «I tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile sono molto lunghi – spiegano alcuni parlamentari dell’Idv – Nel 2010 tra la presentazione della domanda di pensione di invalidità civile e la sua effettiva liquidazione è passato quasi un anno». L’obiettivo dell’Inps era di arrivare a 120 giorni.
Nella mozione presentata dall’Italia dei Valori, gran parte della responsabilità spetta alle Asl. Stando alle cifre fornite, nel 2010 sono state presentate 1,8 milioni di domande per una pensione di invalidità. Le aziende sanitarie ne hanno esaminate la metà. «E di queste – si legge – appena il 20 per cento è stato trasmesso all’Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea». Lo scorso marzo, il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha presentato alcuni dati più precisi in commissione Affari sociali: «Nel corso del 2010 sono state presentate all’Inps 1.092.588 istanze di riconoscimento dello stato invalidante, per complessive 1.823.374 prestazioni. Eppure sono state messe in pagamento solo «462.038 nuove prestazioni, riferite anche ad istanze presentate in periodi precedenti».
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