I rifiuti e le tasse, 13 anni di sprechi

Da 13 anni in Italia si moltiplicano leggi e riforme, puntualmente accompagnate da sentenze di giudici amministrativi, tributari e costituzionali, sul pagamento della tassa dei rifiuti solidi urbani (ieri Tarsu, oggi Tia). Una Babele di carte e di provvedimenti, con un spreco enorme di risorse, che hanno solo alimentato la confusione dei contribuenti. Cosi’ oggi […]

Da 13 anni in Italia si moltiplicano leggi e riforme, puntualmente accompagnate da sentenze di giudici amministrativi, tributari e costituzionali, sul pagamento della tassa dei rifiuti solidi urbani (ieri Tarsu, oggi Tia). Una Babele di carte e di provvedimenti, con un spreco enorme di risorse, che hanno solo alimentato la confusione dei contribuenti. Cosi’ oggi ci ritroviamo con tre sistemi diversi per pagare il tributo sui rifiuti, senza che nessuno sappia quale sia quello giusto. E ci ritroviamo con la solita infrazione nei confronti dell’Unione europea che ha imposto il principio, mai applicato in Italia, di legare il prelievo alla quantita’ di inquinamento prodotto, secondo la linea “piu’ sporchi piu’ paghi, e viceversa”. Infine, nell’estate scorsa la Corte Costituzionale ha stabilito che l’ultima versione della tassa sui rifiuti (Tia, tassa di igiene ambientale), adottata in circa 1.200 comuni, non e’ corretta in quanto prevede da parte del contribuente un pagamento di Iva non dovuto. Da qui una pioggia di rimborsi che valgono sulla carta circa un miliardo di euro, una cifra sufficiente per fare sballare i conti dei 1.200 enti locali che attualmente applicano la Tia.

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