Nelle pieghe degli sprechi dei soldi pubblici si infila, come il coltello nel burro, la lunga mano della malavita organizzata. E così la Corte dei Conti scopre che negli ultimi anni circa 2 milioni di euro di contributi per l’agricoltura sono stati tranquillamente incassati da mafiosi o da personaggi della malavita sottoposti a sorveglianza speciale.
E’ come se lo Stato avesse due braccia: con una mano colpisce la mafia attraverso le condanne e con l’altra la alimenta attraverso contributi che dovrebbero servire a salvare l’agricoltura dalla speculazione edilizia. L’Agea, l’agenzia che eroga i finanziamenti agli agricoltori, dipende dal ministero delle Politiche agricole, quello che bisognava abolire dopo un referendum popolare, mentre le pratiche per i finanziamenti vengono istruite a livello regionale.
Risultato: il fratello di Totò Riina, Gaetano, anche lui condannato per associazione mafiosa, continua da anni a incassare contributi pubblici senza averne diritto. Stesso discorso per Giuseppe Spera, fratello di Benedetto Spera, uno degli uomini più vicini al super boss Bernardo Provenzano: le due domande erano mascherate attraverso il filtro di un’associazione di categoria. Scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera riportando i dati della Corte dei Conti. Qualcuno risponderà di questi regali alla malavita?
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