Avrei tanta voglia di rivolgere una domanda agli ottimi Bersani e Franceschini, impegnati nella corsa alla guida del partito piu’ sfarinato della secolare storia della sinistra italiana: ma secondo loro, Antonio Bassolino si deve solo suicidare, sul piano politico ovviamente? Gia’, perche’ questo atteggiamento cosi’ sommario, da parte di entrambi, nei confronti dell’uomo che da circa venti anni presidia, per conto del (centro)sinistra, una delle regioni piu’ importanti d’Italia, cioe’ la Campania, puzza lontano un miglio di puro cinismo politico. Identico a quello di cui Bassolino e’, in parte, allo stesso tempo vittima e carnefice.
Andiamo con ordine, e proviamo a spiegarci. L’attuale governatore e’ stato eletto sindaco di Napoli nel lontano 1993 e poi, con un secondo mandato, fino al 2000, quando si e’ trasferito alla Regione, passando per un breve e inconcludente (il doppio mestiere non poteva reggere) periodo di ministro del Lavoro con il governo D’Alema. Chi scrive non ha mai risparmiato le sue critiche, in pubblico e in privato, al Bassolino sindaco, specie quando la citta’ lo considerava il suo ultimo vicere’, e un certo giornalismo di (ex) poteri forti lo consacrava come l’uomo del Rinascimento. Si’, quel Rinascimento che a Napoli appare e scompare come un’ombra, piu’ o meno ogni vent’anni. In un paese normale e con dei partiti normali, qui cito il titolo di un libricino di D’Alema, avrebbe pregato don Antonio, dopo l’euforia collettiva del Bassolino sindaco, sempre fortissimo sul piano del consenso popolare, di trasferirsi a Roma nel cantiere, in piedi da tempi biblici, del Pci-Ds-Pds-Pd ( e forse ho dimenticato qualche sigla?). Da dirigente, magari da leader, come certo Bassolino poteva meritare visti i risultati e la sua popolarita’. Ricordo bene, per esempio, un pranzo a casa Agnelli, durante il quale donna Susanna, sempre acuta, disse testualmente che la sinistra italiana aveva finalmente trovato il suo giusto leader nazionale: Antonio Bassolino. Invece un meccanismo oligarchico e autoreferenziale, che tuttora domina dalle parti dei democratici e del Pdl, fece in modo che Bassolino restasse “prigioniero politico” in Campania. E lui fu ben contento, anche perche’ intanto (ecco il suo atto di puro cinismo) si era convinto che Rosa Russo Iervolino potesse tenergli bene il posto a tavola di sindaco, mentre lui si trasferiva alla Regione. Cinismo ed errore di valutazione: perche’ donna Rosetta non e’ nata ieri, ha una sua storia, una sua personalita’ e certo non poteva amministrare (male) Napoli per conto terzi.
Il resto della storia di Bassolino la conoscete tutti. Tra luci (poche) e ombre (tante), lui e’ andato avanti come un treno in questi anni, consolidando sempre la sua filiera di potere e di consensi (nel 2005, lo ricordo agli esperti di numeri, fu rieletto governatore con il 61 per cento dei voti) e garantendo, in ben due elezioni politiche, i voti al centrosinistra per vincere e per pareggiare le elezioni politiche. Un vero presidio, come dicevo. Nel frattempo il sistema Bassolino, parlo degli aspetti politici e non di altro, e’ franato sotto i colpi innanzitutto di una mancanza di ossigeno e di ricambio, come avviene di frequente specie nelle oligarchie meridionali. Antonio, il don ormai e’ fuori moda, ha comunque retto all’urto dei suoi errori, anche grazie all’inconsistenza di questa opposizione made in Campania e in Naples, mostrando la tempra, la passione, l’energia e, perche’ no, lo stile di un politico di razza. I francesi direbbero solo una parola: chapeau. Invece, i due nanetti in corsa per il comando delle truppe in ordine sparso dei democratici sembrano impegnati, rispetto alla Campania, soltanto nella loro missione di trascinare Bassolino al suicidio politico. Cioe’ alla sua eclissi, alla sua scomparsa. Secondo me lo sottovalutano, e si aggrappano, almeno nelle loro dichiarazioni, a quelle voci piuttosto infondate che spesso infiliamo nei giornali, magari orecchiando le opinioni di qualche battutista politico di turno. La candidatura a sindaco di Bassolino, per le prossime elezioni comunali a Napoli, innanzitutto non e’ all’ordine del giorno (bisogna prima sistemare la pratica Regione Campania), e in ogni caso se anche Antonio ci volesse provare, sarebbero i napoletani a decidere. Stangandolo, mi auguro, con una sonora bocciatura alle urne.
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