L’Italia si consolida, in tutte le statistiche internazionali, come uno dei paesi piu’ corrotti del mondo. E purtroppo la sensazione e’ molto diffusa anche sul territorio nazionale, dove il presidente della Corte dei Conti ha recentemente parlato di una privatizzazione del pubblico ufficio. Senza scivolare nella zona grigia del moralismo, e’ chiaro che la corruzione rappresenta un enorme spreco di risorse, e non soltanto di quelle finanziarie. Un paese dove la trasparenza e’ l’eccezione non incentiva gli investimenti, a partire da quelli stranieri ( e in Italia si vede?). Scoraggia la concorrenza, e quindi l’efficienza del mercato. Distorce i meccanismi della competizione, creando le famose cricche attorno alle quali si consolidano gli interessi di un intero blocco sociale. Causa aumenti dei prezzi e dei costi degli investimenti nella Pubblica amministrazione. Divide il paese laddove la percezione generale e’ quella di un’Italia del Sud dove il fenomeno e’ molto piu’ pervasivo e si intreccia con il controllo del territorio da parte dei clan della malavita.
Infine, la corruzione rompe il legame tra cittadini e istituzioni che vengono cosi’ screditate e non protette da quella religione civile che rappresenta il succo di una democrazia. Pensate: al 17 per cento degli italiani (il dato e’ di Eurobarometro) e’ stata chiesta una tangente, rispetto al 3 per cento dei francesi e degli inglesi e al 4 per cento dei tedeschi. E quanti hanno detto si’? Temo tanti, sicuramente troppi.
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