di Camilla Baresani
Cosa mangia un divorziato? Vaschette di affettati ad altissima concentrazione di sale, formaggi cremosi in confezioni sottovuoto, grissini e schiacciatine saturi di grassi e zuccheri, lasagne surgelate che patinano di materia unta il palato, panini col kebab indigeribili e stoppose pizze mal lievitate ordinate a domicilio, patate fritte e, in pratica, ogni genere di cosiddetto junk food fresco o a lunga conservazione. Il tutto annaffiato da birra in lattina e bibite gassate zeppe di glucosio. Per non dire di quando il neo-divorziato esce dall’ufficio e, prima di tornare a cena nella sua triste microabitazione in affitto, si precipita agli happy hours in bar popolati da ragazze libere e appetitose, e nell’incertezza della situazione comincia a ingurgitare stuzzichini micidiali, conditi da maionesi esauste e frizzanti di batteri.
Cosa mangia, invece, l’uomo sposato degli anni Duemila? Di solito ha una moglie nevrotica e presa dal lavoro, che lo tiene a dieta (visto che lei lo è perennemente) e lo vuole ginnasticato, sottoponendolo a spaventose corvée di corsa nei parchi, lungo i marciapiedi e nelle maratone cittadine. Se la coppia è maniaca al punto giusto e ha bambini piccoli, dispone addirittura di passeggini da cross, ideali per essere sospinti al trotto nei parchi. Una volta a casa, la sposa iperoccupata tra ufficio, lavatrici e fitness familiare uniforma i menu sulle esigenze dei pupi, così come interpretate dai pediatri: minestrine, pasta al pomodoro rigorosamente sciapa, paillard pallida priva di grigliature cancerogene, prosciutto cotto, stracchino e tanta tanta verdura al vapore. Non mancano mele e carote grattugiate.
Quando poi il matrimonio collassa, il neodivorziato si butta su cibi unti, industriali e pesanti, e in breve ingrassa. Mette su dai tre ai nove chili, come monitorato dalla solita ricerca della solita università sconosciuta, nella fattispecie la State University dell’Ohio. Ricerca presentata con grande clamore (benché a noi risultasse evidente anche senza particolari studi) al congresso annuale dell’American Sociological Association a Las Vegas. Diecimila persone, seguite nell’arco di vent’anni, hanno dimostrato che per i maschi il divorzio – a livello di ciccia – è letale. Mentre per le femmine la situazione non cambia comunque. Con o senza marito, ahinoi, tendiamo a ingrassare. Tanto vale non sposarsi.
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