I tre peccati capitali del buddhismo

Rabbia, cupidigia e ignoranza. Le analogie con il cristianesimo e con i vizi capitali. Le contromisure per sfuggire ai veleni

IL PECCATO NEL BUDDHISMO

Nel buddismo il significato del peccato è piuttosto diverso da quello condiviso dalle tre religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo e islam. Esistono analogie etiche e morali, ma mentre nel cristianesimo, per esempio, il peccatore si allontana da Dio, e dunque il conto (se) lo pagherà nell’eternità, nel buddhismo chi non segue il percorso dei precetti e delle buone azioni, il conto lo riceve subito.

IL PECCATO NEL BUDDHISMO

In un rapporto causa-effetto, le azioni di chi fa del male portano a una bassa qualità della vita, a un’esistenza disarmoniosa, triste, depressa, e con il rischio di ritrovarsi da soli. È l’uomo, con le sue azioni, che orienta il suo karma, un destino che comprende il corpo e l’anima, e fa la differenza. E tra queste azioni, in senso negativo, ci sono i “tre veleni” del buddhismo.

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TRE VELENI NEL BUDDHISMO

Che cosa sono i “tre veleni” del buddhismo? Sono quei comportamenti essenziali che partono dai desideri, dalle passioni e dagli istinti dell’uomo, e sfociano, ancora una volta il prezzo si paga subito, nella sofferenza umana, nell’impossibilità di avere un’esistenza appagante. Possiamo dire che i “tre veleni”, anche assunti uno diversamente dall’altro, portano l’uomo e la donna, secondo il buddhismo, a sprecare la vita. E i tre veleni sono la rabbia, la cupidigia, l’ignoranza. Tre veleni attualissimi.

IL VELENO DELLA RABBIA

La rabbia inquina la vita umana in quanto sporca le nostre azioni. Perdiamo lucidità, fermezza, pietas. E siamo accecati da qualcosa che poi, mano a mano che si consolida, sfocia nel rancore. Uno spreco assoluto di tempo e di energie. Le persone che si lasciano travolgere facilmente dal veleno della rabbia, e non riescono a controllare reazioni che pure sono naturali, sono condannate a fare una grande fatica nelle relazioni umane. Si connettono e si sconnettono con gli altri nell’attimo della reazione rabbiosa. Mandano all’aria un rapporto consolidato e antico, un’amicizia, un amore, solo perché non sanno controllare il loro istinto collerico. Poi magari provano a recuperare, ma è troppo tardi: il filo si è spezzato. Non conoscono il verbo perdonare.

IL VELENO DELLA CUPIDIGIA

Il veleno della cupidigia è una corsa verso il baratro di un desiderio infinito. Con l’asticella delle aspettative sempre più alta, senza mai concedersi un attimo di tregua per assaporare il piacere anche delle piccole cose. Della sobrietà e della semplicità. Dei tre veleni del buddhismo è sicuramente il più attuale, in un mondo dove l corsa al successo e alla ricchezza è sempre più sfrenato. E dove l’hybris, una sorta di delirio di onnipotenza, colpisce sia a livello individuale sia sul piano collettivo.

IL VELENO DELL’IGNORANZA 

Il buddhismo non fa sconti e non sottovaluta l’ignoranza. Anzi. Chi evita la conoscenza e vive con superficialità ne subisce danni nel corpo e nella mente. La sua vita è inquinata da questo veleno che spesso l’uomo trascura, anche solo per pigrizia. E l’ignoranza, come fonte di mali, è molto attuale nell’epoca delle fake news,  dell’analfabetismo di ritorno, di stili di vita avvitati in un eterno presente, schiacciati sulla comunicazione via social, che non aiuta certo ad approfondire conoscenza e relazioni.

BUDDISMO E CRISTIANESIMO

I cristiani ritrovano i “tre veleni” del buddhismo all’interno dei loro sette vizi capitali (accidia, avarizia, lussuria, superbia, ira, gola, invidia) e questo avvicina le due religioni. Quanto all’ignoranza, che non rientra nelle categorie dei sette vizi capitali, c’è da dire che buona parte dei peccati nascono da una conoscenza insufficiente e inadeguata delle leggi  previste dalla religione. A partire dai dieci comandamenti.

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