Una grande fonte di spreco in Italia è rappresentata dagli edifici pubblici. Uffici e scuole con impianti obsoleti e di vecchia generazione, con le luci accese tutto il giorno, significano bollette salate e soldi pubblici che volano. L’Unione europea ha messo sul tavolo una pioggia di denaro, attraverso i fondi di coesione, per migliorare l’efficienza energetica e ridurre i consumi. E noi che cosa abbiamo fatto? Ci siamo presi i soldi, tanti, e li abbiamo utilizzati per altri fini, cioè per finanziare semplici ristrutturazioni e ordinaria manutenzione. Un imbroglio, in evidente violazione delle norme comunitarie, denunciato dalla Corte dei Conti europea che ha analizzato una serie di interventi-campione e ha scoperto l’incredibile trucco.
Adesso rischiamo di non accedere più a questi fondi e di ritrovarci, con il marchio di imbroglioni, a fare i conti con una salatissima multa. E nella truffa non siamo certo in buona compagnia, visto che gli stessi abusi, secondo la Corte europea, sono stati commessi dalla Repubblica Ceca e dalla Lituania. La cifra di incentivi comunitari che abbiamo utilizzato in modo così sciagurato è di 874 milioni di euro: sono soldi preziosi che, se non fossero stati sprecati, avrebbero potuto contribuire in modo determinante a modificare il quadro dei consumi energetici in Italia. Secondo gli esperti dell’Enea, infatti, basterebbe rendere efficienti 11mila edifici pubblici e 30mila scuole per tagliare la bolletta energetica italiana del 33 per cento fino al 2020. Non solo sprechiamo, ma trucchiamo anche le carte dei soldi europei per non sprecare: una brutta storia per la solita Italia dei furbi.
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