Nel settore del turismo sostenibile
non è facile individuare
le proposte serie, forse perché
sono ancora relativamente poche
le persone attente sia
all’ambiente sia al benessere
delle popolazioni locali. Secondo
un sondaggio dell’associazione
professionale britannica
Abta, racconta l’Independent,
solo il 20 per cento delle
agenzie di viaggio ha ricevuto
richieste o domande sulla sostenibilità
delle vacanze. In
Gran Bretagna esistono una
ventina di certificazioni o riconoscimenti
di turismo “verde”:
le imprese aderiscono a
pagamento a un sistema di regole
oppure vengono giudicate
in modo indipendente. Non si
tratta di ecoturismo, che rimane
un mercato di nicchia, ma
di turismo sostenibile. Tuttavia,
non sempre la certificazione
o il riconoscimento corrisponde
a un’attività veramente
sostenibile.
Per fare chiarezza, VisitEngland,
l’ente turistico inglese,
ha fatto un’indagine, riconoscendo
alla fine solo tre programmi:
il Green tourism business
scheme, il Peak district
environmental quality mark e
il Bs8901. A livello mondiale
non esiste uno standard comune,
anche perché i parametri
per giudicare un’impresa sostenibile
possono variare da
paese a paese. Come orientarsi
allora? Il consiglio dell’Independent
è di considerare la
certificazione come un punto
di partenza per informarsi. Per
esempio si può chiedere al cameriere
dell’albergo se i prodotti
alimentari sono locali:
dalla risposta ci si può fare
un’idea dell’impegno ambientale
della struttura.
Fonte: Internazionale
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