Tre cioccolatini imbottiti nella plastica e pagati a peso d’oro. L’imbroglio degli acquisti in un grande aeroporto (foto)

Ti dicono: in aeroporto puoi comprare tutto risparmiando. È vero il contrario. Ecco la storia della spesa di tre giandujotti della Venchi, imbottiti nella plastica e pagati 60 euro al chilo, compresa l'inutile confezione. Sul sito dell'azienda costano 39 euro

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IMBALLAGGI INUTILI

Aeroporto di Roma, terminal 3, partenze internazionali, martedì pomeriggio. Arrivo in prossimità del cancello di imbarco e vedo, come un miraggio, un negozio monomarca, Venchi, che vende solo prodotti a base di cioccolata, compresi i gelati. Ho la bocca amara e un grande desiderio di cioccolatini, ma i prodotti sfusi sono davvero pochi, per cui alla fine scelgo tre giandujotti.

Vado alla cassa, e una signorina sorridente li piazza sulla bilancia per pesarli ed emettere lo scontrino. Tutto normale. Poi il colpo di scena: senza chiedermi nulla, la signorina prende i tre giandujotti, che potrebbero entrare comodamente nel palmo di una mano, e li imbottisce di plastica, come se dovessero fare un viaggio di una settimana e non finire in pochi secondi nella mia bocca. Accenno soltanto una timida richiesta: ” No, grazie, li mangio subito…”. Parole al vento. La signorina, sempre sorridente, mi avvisa che non è possibile, devono passare per l’impacchettamento a base di plastica, per poi essere pesati e pagati. Un danno con la beffa, in quanto si tratta di un imballaggio inutile, che potrebbe risolversi anche in un foglio di carta velina riciclabile.

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CIOCCOLATINI VENCHI

Ho troppa voglia del mio cioccolato per provare a fare resistenza, pago e poi, scartando i tre giandujotti e facendo i conti, scopro l’imbroglio. Uso questa parola non a caso, prendendo a prestito la definizione dell’enciclopedia Treccani di “faccenda confusa e poco chiara”. O anche un “groviglio”. Anzi, facendo bene i conti scopro che l’imbroglio è duplice.

La prima cosa che non quadra è il prezzo. Andando, attraverso la porta di Internet, sul sito della Venchi scopro che un chilo di giandujotti, in un’unica, leggera busta, costa 39 euro. Per quale motivo qui in aeroporto a Roma, si arriva a 60 euro al chilo?

Secondo imbroglio. Una volta pesati, con tutta la plastica, il peso dei tre giandujotti è pari 0,034 chilogrammi, per cui pago un conto di 2,04 euro. Giusto. Ma la plastica? Anche questa busta fa prezzo? E dunque, non ho comprato solo i tre giandujotti, ma anche una bella manciata di plastica, pagata 60 euro al chilo, che poi chissà dove potrò smaltire e dove andrà a finire.

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ACQUISTI IN AEROPORTO: SONO CONVENIENTI?

Gli affari di questo genere negli aeroporti sono all’ordine del giorno. Ormai i passeggeri in tutti gli scali del mondo, e non solo a Fiumicino, sono in trappola: prima di imbarcarsi e di raggiungere un qualsiasi cancello per il loro volo, sono costretti a passare nel lungo tunnel di maxi-centri commerciali, dove tutto è in vendita a prezzi stellari, comprese le varie imbottiture di plastica. Da qui non si sfugge.

L’imbroglio poi è particolarmente perfido in quanto tutti i passeggeri sono convinti che, trattandosi di acquisti fatti in aeroporti, i prezzi siano più vantaggiosi. Cosa non vera. Semmai, come dimostrano i miei giandujotti, la verità è l’esatto contrario di questa leggenda metropolitana. E nel maxi prezzo dovete comprendere anche l’inquinante plastica, quella che stiamo cercando di eliminare dappertutto e che invece negli aeroporti paghiamo a peso d’oro. Come se fosse merce preziosa e non un potenziale, pesantissimo rifiuto.

COME FARE LA SPESA SENZA FARSI SPENNARE:

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