IMMAGINE DEL CORPO FEMMINILE NEL TEMPO
Non leggo fumetti da molti anni, ma da piccolo li divoravo, a partire dalla serie di Diabolik e innanzitutto da quelli che avevano protagoniste femminili, possibilmente spogliate. Appartengo a una generazione che ha avuto il primo approccio con la meraviglia del corpo nudo di una donna attraverso le immagini, dai giornali alle fotografie, dal cinema alla pubblicità, dal teatro alla pittura. Sfogliando di recente, e ormai da uomo adulto, un elegante cofanetto, intitolato Red Light e firmato da Milo Manara, il più grande fumettista italiano vivente, con 25 ritratti di donne ispirate alle carte da gioco e in posa osé, ho provato a ripercorrere nella mia testa il tumultuoso cambiamento dell’immagine del corpo femminile in questi ultimi anni. Un disastro. La donna nuda, che per secoli ha rappresentato l’aggiornamento del mondo, la rivoluzione del costume e degli stili di vita, l’ansia di libertà e di autonomia declinata al femminile, oggi è quanto di più banale e mercificato possa esistere. Uno spreco senza limiti di corpi, di fascino, di bellezza, di autenticità. E un uso perfino violento, in funzione del dio denaro e del dio possesso, del corpo della donna.
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COME È CAMBIATA L’IMMAGINE DEL CORPO DELLA DONNA NEL TEMPO
Per chi non lo conoscesse, Milo Manara è un genio. Un artista della grafica, il cui segno è riconosciuto in tutto il mondo, con retrospettive, mostre e biografie che si dedicano solo ai grandi talenti. Quello che più mi ha colpito delle immagini del suo cofanetto è il fatto che qui, pur nel gioco sottile dell’erotismo a fumetti, ironico, elegante, non ci sono donne maggiorate, gonfiate dal silicone, violentate nell’esporre la loro intimità. Un gioco, efficacissimo però non solo per la qualità artistica, ma per il messaggio che trasmette, ovvero il fatto che l’erotismo vero non ha nulla a che vedere con la banalità di seni e sederi ritoccati, distrutti ed esposti urbi et orbi con le immagini di qualsiasi genere, con volti ammiccanti e pornografici. La donna tra il nudo e il vestito, nel lavoro fumettistico di Manara, torna come è sempre stata: rivoluzionaria.
La sprecona e degradante banalizzazione del corpo femminile che invece oggi ci sommerge è uno dei tanti frutti avvelenati di una riduzione a merce, a oggetto, a esca, del corpo femminile e della sua nudità. Conta la pubblicità e il marketing che, con il nuovo stereotipo del corpo femminile, avanzano senza ostacoli lungo il sentiero sempre più largo di questa deriva: attorno all’enorme giro di interessi, per carità legittimi, alimentati da queste infernali macchine dell’immaginario, il corpo nudo e ammiccante della donna, come il volto pulito e ingenuo, dei bambini, vengono utilizzati nel modo più cinico. Catturare interesse e curiosità, pruriti di ogni tipo, che poi si traducono in acquisti. E conta sicuramente la neo industria della plastica per rimodellare i corpi nudi delle donne, nel nome di una chirurgia, o qualcosa di affine, che piuttosto ha le sembianze di una moderna tortura.
CAMBIAMENTI NEL TEMPO DEL NUDO FEMMINILE
Ma sinceramente non credo che la deriva del nudo femminile sia riconducibile solo a fattori economici. La contemporaneità, che ci ha regalato grazie alla tecnologia la meraviglia di un moltiplicarsi all’infinito di immagini, ha dato un colpo secco alla nostra estetica, al gusto, al modo con il quale osserviamo il corpo di una donna nella sua rappresentazione verso l’esterno. Tutta la storia dell’arte, dall’antichità a oggi, ha sempre avuto nella donna nuda un presidio di forza espressiva, di strappi con il mondo del prima e di slanci verso il mondo dell’oggi e del dopo: pensate alla forza dirompente, rivoluzionaria, dei nudi scolpiti dalla mano geniale di Gian Lorenzo Bernini, nel Seicento, o ai meravigliosi giochi di luci e di geometrie dei nudi femminili di Picasso, nel Novecento. L’arte, attraverso l’espressività a tutto tondo della donna nuda, ha per secoli consentito l’evoluzione del nostro senso estetico. Ha avvicinato l’uomo al Bello, non solo dei corpi. Potrei parlare a lungo anche della rivoluzione, ispirata alla donna nuda, che si è consumata attraverso il cinema: i corpi giunonici delle donne di Federico Fellini resteranno per l’eternità i simboli di un cambiamento perfino eversivo dei comportamenti sessuali e in generale degli stili di vita. La donna nuda, che non viene né banalizzata né mercificata, incute ammirazione, rispetto, devozione. Al contrario, invece, del corpo femminile mercificato e ridotto a pornografia, che stimola i veleni dell’adrenalina della violenza. Quella che arriva fino a uccidere le donne, in una strage che non a caso non si ferma e anzi aumenta.
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EVOLUZIONE DELLA BELLEZZA FEMMINILE NEL TEMPO
Se fate una ricerca su Internet, scoprirete che le due bussole più importanti che guidano le ricerche degli utenti sono la pornografia e il gioco, compreso quello d’azzardo. Due derive parallele, entrambe ben pompate dalle nostre protesi elettroniche e dagli interessi economici che sottintendono. E non è per moralismo, buonismo, o retorica post femminista, che dovremmo interrogarci sull’uso-abuso contemporaneo della donna nuda. Dovremmo farlo innanzitutto ricordandoci che sono le donne, e lo saranno sempre di più, che cambiano e cambieranno il mondo, a partire dagli stili di vita di cui questo sito si occupa spesso. Poi dovremmo farlo per un senso di rispetto, da parte di noi maschietti e da parte delle stesse donne, che spesso si auto-degradano nella loro nudità alterando i corpi a colpi di silicone, per un riconoscimento, tanto enunciato ma mai praticato, di un’autentica parità tra i sessi, senza alcuna discriminazione. E dovremmo farlo per tornare a essere tutti, uomini e donne, padroni di un eros autentico, di una forza potentissima che, con tutti i suoi risvolti, con tutta la profondità del suo piacere assoluto, da sempre muove il mondo.
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